Gheddafi a Parigi fa litigare Sarkozy e i suoi ministri

da Parigi

La tenda di Gheddafi è spuntata in un giardino a due passi dai Champs-Elysées: quello dell’hotel Marigny, il palazzo parigino in cui i presidenti della Repubblica alloggiano abitualmente i capi dello Stato stranieri in visita ufficiale. Gheddafi voleva a tutti i costi la sua tenda e l’ha spuntata. Però alla fine Nicolas Sarkozy è riuscito a strappargli una promessa: andare a dormire in una bella e confortevole suite di palazzo Marigny, limitandosi a usare la tenda per ricevere gli ospiti, che andranno ad omaggiarlo nei cinque giorni della sua visita in Francia. Il tempo a Parigi è in questi giorni inclemente: non fa freddo, ma una pioggerellina fastidiosissima schiaffeggia la città. La tenda è un simbolo, come una bandiera. Ma ieri sera la tv francese ha annunciato che le notti del colonnello libico saranno asciutte. Al riparo dalle intemperie.
Il leader di Tripoli è arrivato a metà giornata a Parigi, reduce dalla penisola iberica. È accompagnato dalle 40 amazzoni della sua guardia del corpo e da uno tsunami di polemiche. La bordata più imbarazzante è stata sparata dalla giovane ministra Rama Yade, che Sarkozy chiama «la mia Condoleezza». Stavolta l’avvenente donna di colore, col fisico di una modella, ha tirato fuori le unghie in un’intervista al Parisien, in cui dice che la Francia non deve diventare lo zerbino dei dittatori. La Yade è titolare del dicastero dei Diritti umani, che dipende dal Quai d’Orsay e dunque dal ministro degli Esteri Bernard Kouchner. Ieri quest’ultimo era a Bruxelles, da dove però si è ben guardato dal condannare il comportamento della sua collaboratrice. Anzi, ha fatto capire di comprendere la sua ribellione. La Yade è stata immediatamente convocata all’Eliseo, dove Sarkozy deve averle dato una bella lavata di capo. A meno che abbia ragione il deputato dei Verdi Noël Mamère, secondo cui il «caso Yade» sarebbe stato organizzato ad arte dai guru della comunicazione presidenziale: un modo come un altro per dimostrare l’esistenza di una dialettica nell’Olimpo sarkozysta, mettendo al tempo stesso a tacere le proteste dell’opposizione.
Sarkozy è parso innervosito dal suo ruolo di «amico» di Gheddafi. Il presidente ha convocato una conferenza stampa e ha insistito su due cose. La prima: altri leader del mondo intero hanno omaggiato Gheddafi negli anni in cui quest’ultimo teneva sotto sequestro le infermiere bulgare (imprigionate sotto la delirante accusa di aver inoculato il virus dell’Aids nel corpo di centinaia di bimbi libici), mentre l’evoluzione dei rapporti franco-libici è coincisa proprio con la liberazione delle infermiere (al seguito del viaggio compiuto il luglio scorso a Tripoli dall’allora first lady Cecilia Sarkozy).
Resta il fatto che gli onori di questi giorni a Parigi hanno per oggetto quel Gheddafi che ha sulla coscienza anni di calvario delle infermiere (pur avendole alla fine liberate). Sarkozy ha anche insistito sui vantaggi che la Francia otterrà grazie ai contratti, per 10 miliardi di euro, firmati ieri sera da Gheddafi con le autorità di Parigi. Lo shopping natalizio del leader libico comprende aerei civili Airbus, armi assortite e una bella centrale nucleare, destinata a fornire energia a un impianto per la desalinizzazione dell’acqua del Mediterraneo.


L’entusiasmo di Gheddafi per il viaggio in Francia fa da contrappunto alla frase da lui pronunciata (secondo il sito mediorientale Arab on-line) a proposito delle difficili relazioni con l’Italia: «Visiterò dieci Stati europei, ma non l’Italia», avrebbe detto il leader libico, secondo il quale esistono «problemi bilaterali» tra i due Paesi.

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