MilanoNiccolò Ghedini esce scuro in volto dalla grande aula del tribunale di Milano dove ieri mattina è ripartita ufficialmente la stagione dei processi a Silvio Berlusconi. Il primo a riprendere il via è il processo per la complessa vicenda dei diritti tv, le operazioni di acquisto dei film americani da trasmettere sulle reti del Biscione, i cui costi sarebbero stati gonfiati a dismisura per produrre ed accumulare fondi neri. E basta la prima udienza del primo processo perché i difensori del Cavaliere abbiano la sensazione che il clima è cambiato. Se fino a un anno fa, quando il processo si fermò per la legge sul «legittimo impedimento», i rapporti tra la Corte e i difensori erano stati quasi cordiali, ieri Ghedini esce dallaula lanciano contro i giudici la più sferzante delle accuse: «Ci impediscono di difenderci».
Ghedini è abituato a pesare bene le parole. Eppure ieri arriva ad accusare Edoardo dAvossa, presidente del tribunale, di essere venuto meno al più fondamentale dei suoi doveri, quello dellimparzialità. Cosa è successo in aula? Che il tribunale si è ritirato in camera di consiglio per discutere su come ripartire dopo la lunga pausa - il processo si era fermato il 19 aprile scorso, quando dAvossa aveva trasmesso alla Corte Costituzionale la legge sul «legittimo impedimento» - ed è uscito mezzora dopo con unordinanza che ha preso alla sprovvista le difese. Il tribunale intima ai legali degli imputati di ridurre drasticamente le liste dei loro testimoni che, nella loro versione attuale, sarebbero «incompatibili con il precetto costituzionale della ragionevole durata dei processi». Silvio Berlusconi, Fedele Confalonieri e gli altri imputati hanno tempo fino al 31 marzo per comunicare in cancelleria le nuove liste. Per i testimoni di cui insistono a chiedere linterrogatorio, dovranno specificare meglio quali domande intendono rivolgere loro. E non saranno ammessi, fa già sapere il tribunale, più di due testimoni sugli stessi fatti o circostanze.
Il messaggio dei giudici è chiaro: abbiamo già perso troppo tempo, questo processo si è già dovuto fermare due volte, oggi il metronomo della prescrizione è tornato a scandire il tempo che ci separa dallestinzione delle accuse. Quindi dobbiamo accelerare i tempi. Ma Ghedini insorge: «Ci si preoccupa della ragionevole durata del processo solo quando tocca agli imputati cercare di difendersi. La Procura ha avuto sei anni di tempo per fare sfilare i suoi testimoni. Questa decisione è di una gravità eccezionale. Ci viene reso impossibile difenderci». E cita un precedente: in un altro processo al Cavaliere, quello - che riprenderà l11 marzo - per la presunta corruzione dellavvocato David Mills, dei sessanta testimoni chiesti dalla difesa ne sono stati ammessi solo tre. «Mi dessero tutti i testi, Berlusconi sarebbe assolto».
Scintille, insomma, che rendono definitivamente chiaro che la stagione giudiziaria che si apre non sarà allinsegna del fair play. E se scontro deve essere, Ghedini fa capire che il presidente del Consiglio che finora è rimasto contumace perché non si è mai presentato in aula potrebbe scendere in campo in prima persona, presentandosi in aula personalmente: magari già dalla prossima udienza per i «diritti tv», l11 aprile. Mentre ancora non è chiaro cosa accadrà cinque giorni prima, il 6 aprile, quando comincerà il processo al capo del governo per i suoi rapporti con Karima el Mahroug, alias «Ruby Rubacuori». Sul tribunale di Milano stanno piovendo richieste di accredito stampa da testate di tutto il mondo, ma che il superevento mediatico dellanno possa effettivamente partire quel giorno non è affatto scontato, perché bisogna fare i conti con gli impegni istituzionali dellunico imputato: «Vedremo», dice Ghedini.
Ghedini insorge: «Vogliono impedirci di difenderci»
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