Roma - Avvocato Ghedini, sugli emendamenti sospendi-processi al decreto-sicurezza dicono che il presidente Napolitano abbia fatto dei rilievi, almeno di metodo, nell’incontro al Quirinale con Berlusconi. È così?
«Non mi risulta. Il presidente della Repubblica auspica, naturalmente, che i decreti-legge rispondano ai requisiti di necessità e urgenza e che gli emendamenti siano pertinenti al testo. Gli emendamenti hanno tutte queste caratteristiche: sono necessari e urgenti perché offrono la possibilità di fare i processi in tema di sicurezza e sono pertinenti perché snelliscono appunto la possibilità di procedere. Sarebbe straordinario, dunque, che ci fosse questo tipo di osservazioni».
Non solo l’opposizione, ma anche alcuni giuristi sostengono però che gli emendamenti sarebbero incostituzionali, perché violerebbero il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale e quello dell’uguaglianza.
«Mi sembra strano, perché è evidente che incidono in una fase in cui è già stata esercitata l’obbligatoria azione penale. Quanto al principio di eguaglianza non si vede quale sia il vulnus, perché anzi si privilegiano i processi più recenti. In sostanza, si recepisce la cosiddetta "circolare Maddalena", del procuratore di Torino, approvata dal Csm. E anzi quella sì che incideva sull’azione penale, perché si bloccavano in procura i processi più vecchi e destinati a prescrizione o alle conseguenze dell’indulto. Forse, chi fa queste critiche non conosce bene i testi».
E i rilievi sul fatto che così si stabiliscono delle priorità tra i reati?
«Questo principio è già contenuto nel nostro codice da anni, non è nulla di nuovo e ha superato il vaglio costituzionale tante volte».
Fatto sta che la luna di miele con i magistrati sembra già finita, soprattutto dopo la lettera di Berlusconi a Schifani e le accuse al pm del processo Mills e al presidente del tribunale che avete ricusato proprio oggi (ieri ndr). Siamo allo scontro?
«Nessuno scontro con i magistrati, è l’opposizione che utilizza i processi in corso per attaccare il premier, dicendo che ogni legge che fa sulla giustizia serve a lui. In Italia è sempre così. Berlusconi ha precisato che questi emendamenti sono nell’interesse di tutti. E lo scontro è solo con alcuni magistrati, non con tutti».
Ma l’Anm è sul piede di guerra.
«Quando erano Fassino e D’Alema ad attaccare magistrati milanesi, come la Forleo, l’Anm stranamente non ha stigmatizzato il fatto con un comunicato come fa ora».
Vuol dire che è una posizione strumentale?
«Berlusconi ha dato indicazioni precise di ricusare un presidente del tribunale che ha attaccato duramente lui e la politica del centrodestra e che, quindi, non può giudicarlo serenamente. Forse l’Anm dovrebbe leggere quelle dichiarazioni, invece di ergersi a difesa della Casta».
Anche il Csm ha aperto pratiche a tutela dei magistrati milanesi.
«Non avevo dubbi! Per la stessa ragione per cui non lo ha fatto quando le critiche venivano da sinistra».
Berlusconi difende gli emendamenti, annuncia un nuovo Lodo Schifani e critica chi lo processa per il caso Mills: non è un riconoscimento che questa legge servirà a difenderlo?
«No, assolutamente. Dal processo Mills lui può uscire o assolto o in seguito alla prescrizione. Non c’è altra possibilità. Il nuovo strumento serve a tutti, se poi anche lui ha un processo che ne beneficerà è nelle cose. Succede sempre così».
Ma il provvedimento aprirà la strada al nuovo lodo Schifani.
«È completamente scollegato. Lo scudo seguirà la strada di un ddl».
Lei sembrava contrario.
«Come avvocato vorrei finire i processi e far assolvere Berlusconi. Ma capisco le ragioni politiche di un principio di immunità che non tutela Berlusconi, ma chiunque sieda al suo posto».
E le obiezioni della Consulta?
«Basta appunto seguire le indicazioni che diede nel 2004. Giudicò il Lodo giusto nei fini, corretto nella sostanza, sbagliato nel metodo perché bisognava allargare la platea dei soggetti protetti, in particolare a tutti i giudici costituzionali. Inoltre, doveva essere rinunciabile, com’è il provvedimento sulla sospensione dei processi e reiterabile. Apportando queste poche modifiche lo scudo si può fare».
In questo momento il dialogo con l’opposizione sembra rotto, dopo l’altolà di Veltroni e gli attacchi violenti di Di Pietro.
«Con Di Pietro il dialogo non c’è mai stato, i suoi toni e modi sono incompatibili. E Veltroni utilizza quest’occasione perché crede così di ricompattare il suo partito, abbattuto anche dall’ultima disfatta in Sicilia».
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