Ghiaccio, sciroppo e allegria Sua «estività» la grattachecca

Una specialità romana che conosce infinite divagazioni: anche alcoliche

Chiara Cirillo

Nelle notti più calde sono oasi di colori e freschezza: cascate di piante, torri di coppette, trionfi di frutta. E poi loro, le coloratissime bottiglie di sciroppo incastrate nel ghiaccio tritato, che solo a guardarlo fa già meno caldo. Ma sì, parliamo degli storici chioschi di grattachecca, la sorelle romana e proletaria della più nota granita di Sicilia.
Perché con questo caldo a volte non basta neppure il gelato per combattere l’afa, anche se è di quelli buoni, artigianali, che traboccano dal cono e hanno tanta panna montata. «Noantri» abbiamo la fortuna di avere i «grattacheccari», che con il loro mix di sciroppo e ghiaccio sanno come regalare immediato refrigerio. Popolare ed economica, la grattachecca è la più amata dai romani, che la gustano fino a tarda sera ripetendo ogni anno un rito estivo antico e corale. Il gelato si può mangiare anche da soli passeggiando, una grattachecca no: esige compagnia, invita alle confidenze e va consumata con lentezza. Altro non è che ghiaccio tritato grossolanamente, al quale vengono aggiunti sciroppi aromatizzati alla frutta ma guai a confonderla con la granita, sua remota e nobile parente...
Siamo proprio sicuri di conoscere tutti i chioschi romani? Per chi non ne fosse certo abbiamo stilato una mappa dei chioschi storici e a nostro parere ineludibili. Anche se poi ci sarebbe una fondamentale differenza tra quelli il ghiaccio lo tritano con la macchina e quelli che lo fanno a mano, ricavandolo da un grosso blocco, come da Sora Mirella, uno dei chioschi più famosi al lungotevere Anguillara, ai piedi del Ponte Cestio. Da trent’anni è proprio lei che pensa ancora a sciroppare il ghiaccio oggi insieme ai figli. Un altro chiosco storico è Fonte d’Oro in piazza Belli all’angolo con ponte Garibaldi: sempre lì da più di un secolo, recentemente ristrutturato sotto l’occhio vigile della Sovrintendenza perché è uno dei luoghi che raccontano di una Roma che non c'è più. Anche al chiosco Sora Maria c’è una «dinastia» di «grattacheccari» che di generazione in generazione prosegue la tradizione di famiglia. Dopo mamma (Maria) sono oggi i figli a gestire con professionalità l’attività.
Per chi gravita attorno ai Parioli, sorseggiare in piazza Quadrata il lemoncocco del chiosco Buenos Aires è un assoluto must! Altri «grattacheccari» famosi li troviamo a Ponte Milvio (un chiosco piccolo ma accogliente, ritrovo irrinunciabile per i residenti e per i nottambuli di ritorno) e in via del Porto Fluviale all’angolo con via delle Conce: si chiama L’Urto anche se fino a qualche anno fa era conosciuto come Nonna Gina. Oggi a tritare il ghiaccio troviamo Roberto e Andrea, che propongono anche grattachecche alcoliche: tra le specialità ricordiamo «l’aspirapolvere», preparato con cointreau e kalva (un liquore al caffè) o «la felicidad» a base di vodka azzurra e sambuca.
A Monteverde in largo Ravizza si affaccia il Chiosco Allegro, allegramente - è il caso di dirlo - gestito da Peter e Betty. Anche qui tutti i gusti con qualche divagazione alcolica. In ultimis Er Chioschetto di via Magna Grecia a San Giovanni. Tra gli innumerevoli gusti uno su tutti: quello «der chioschetto» un fresco mix con pezzi di limone, davvero dissetante.
Una moda attuale ma antichissima quella delle grattachecche: le quali venivano già servite 3000 anni fa agli imperatori cinesi che amavano dissetarsi con sciroppi di frutta versati su pezzi di neve. La magica ricetta si diffuse poi in Persia e da qui nell’antica Grecia fino a Roma.

Ma la mente - si sa - affina i prodotti e le contaminazioni etniche generano delizie: furono infatti gli Arabi nel IX secolo a importare la granita in Sicilia dove tuttora rimane una delle specialità dolciarie più conosciute nel mondo. Dopo è arrivata Roma con le sue «granite». Che saranno pure popolari e un po’ burine: ma - come tutte le cose semplici - tutti ce le invidiano.

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