Il professor Franco Henriquet indagato come presidente e responsabile legale dell'associazione «Gigi Ghirotti», nella cui sede i carabinieri del Nas hanno rinvenuto farmaci classificati come stupefacenti: una vicenda che ha scosso le coscienze dellopinione pubblica e degli operatori della sanità, portando in primo piano lesigenze di garantire, senza equivoci legati allinterpretazione della legge, lassistenza medica e umana ai malati terminali. A difesa di Henriquet si sono schierati numerosi esponenti delle istituzioni che hanno espresso solidarietà e il massimo appoggio concreto e politico.
Sulla vicenda interviene il consigliere provinciale di Forza Italia, Maurizio Barsotti, che spiega: «L'associazione del professor Henriquet ha incocciato solamente in un vuoto normativo. Delle nuove norme che regolano l'uso terapeutico delle sostanze stupefacenti (derivati dall'oppio, ad esempio uno degli alcaloidi: la morfina) non si prevede la possibilità dell'esistenza di situazioni quali quella in questione, cioè il cumulo di farmaci oppioidi dovuto a «reso» sia a singoli medici, sia ad associazioni per la cura e l'assistenza dei malati terminali. Peraltro - aggiunge Barsotti - si è fatta confusione all'atto dell'azione inquirente tra derivati dell'«oppio» e «barbiturici» (sostanze per le quali non valgono le stesse norme ma sono regolate in maniera del tutto permissiva). Le nuove norme, quindi, devono essere corrette ed è necessario prevedere una situazione di questo genere con l'ovvia regolamentazione». Spetta al ministero della Sanità - insiste il consigliere provinciale azzurro -, attraverso la Commissione tecnico-scientifica, il compito di risolvere la questione. «Purtroppo il reato di detenzione di sostanze stupefacenti è stato commesso - osserva Barsotti -.
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