da Milano
Quando l'Italia era in grigio, almeno vista dalla tv, ma si pensava a colori. L'effetto amarcord c'è tutto in Giù al Nord, il nuovo programma in onda da stasera alle 0.20 per dodici puntate su Raidue. Scritto da Romano Frassa, Edmondo Berselli, Maurizio Caverzan e Andrea Quartarone, Giù al Nord è il figlio più prossimo (si dice, il primo di una serie destinata a continuare, magari con Su al Sud) di Nati a Milano, il cui viaggio nella Milano tra spettacolo e tv attraverso l'archivio storico Rai aveva raccolto solidi consensi di pubblico.
Il logo del programma spiega tutto: un'Italia stilizzata e rovesciata, dove un Nord improvvisamente caduto in basso (ma solo geograficamente) si avvale della forza di gravità per far piovere su di sé energie benefiche da tutto lo Stivale. È quella «terra fertile» che il direttore Antonio Marano - sudista di origine, nordista di spirito - sognava da tempo di far raccontare: attraverso i filmati più belli e semidimenticati di casa Rai. Quelli, per capirci, che inchiodano sempre e comunque lo spettatore al video, ogni qualvolta vengono trasmessi. Perché «quella tv», quella fatta dai fuoriclasse della recitazione, della comicità e del canto era un'altra cosa. «La tv è la nostra memoria storica», afferma un Marano con piglio quasi ciceroniano, e come dargli torto.
Un viaggio in 12 tappe e in 12 città del Nord, che parte dal passato e arriva all'oggi, come sembra spiegar bene la stessa sigla del programma, interpretata da Antonio Albanese (già protagonista dell'omonimo show teatrale Giù al Nord). Non solo spettacolo, infine: il Nord viene raccontato in tutte le sue realtà, dall'industria (Agnelli e Moratti), allo sport (ancora loro, ma non solo), al commercio (il Carosello), e sempre attraverso l'occhio osservatore della tv, specchio di costume legato alla storia d'Italia dal boom degli anni '50 in poi.
Prima puntata (come tutte le successive con voce narrante di Edmondo Berselli) dedicata alla tv pioniera, incentrata sulle vite parallele di due grandi come Mina e Celentano, simboli di anticonformismo e genialità tutta nordista.
«Giù al Nord», lItalia da Mina alla Ferrari
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