«Ha trasformato il talk show in una terapia di gruppo» per l’America intera, ha scritto di lei Time. Whitney Houston si è seduta nel suo salotto per raccontare gli anni disperati a combattere droga e abusi. Mike Tyson ha scelto lei per raccontare la sua vita dannata tra donne, carcere e la perdita della figlia. Michael Jackson le ha concesso una rarissima intervista, trasformando la puntata - era il 1993 - in uno dei quattro eventi più visti della televisione americana. Dopo 25 stagioni, 25 anni di storia americana, di battaglie sociali e di terremoti individuali, per Oprah Winfrey è arrivato il momento di far calare il sipario sul suo show. È la fine di un’era. La donna più influente del mondo, l’afro-americana più ricca di tutti i tempi, la «predicatrice» più amata d’America ha annunciato ieri in diretta televisiva che il suo programma - The Oprah Winfrey Show - chiuderà i battenti tra due anni. Il 9 settembre 2011 è la data fissata per dire addio agli Harpo Studios di Chicago e traslocare verso la tv via cavo, la rete Own, che porta il suo nome (Oprah Winfrey Network) e sarà il suo nuovo marchio.
Occhi lucidi, visibilmente emozionata, la Winfrey ha parlato ai telespettatori come l’americana della porta accanto. «Siamo cresciuti insieme», ha detto. «Un’ora con voi per me vale quanto valeva 25 anni fa». Eppure in questi anni Oprah è diventata la donna più potente del mondo.
Simbolo del black-power molto prima dell’avvento di Barack Obama, la Winfrey è l’incarnazione del sogno americano. Classe 1954, figlia di un amore sbagliato tra due giovani che non si erano mai amati, cresciuta in povertà nell’America degli anni Settanta, ritrovatasi ragazza madre a 14 anni (perderà il bimbo poco dopo la nascita) Oprah ha studiato, lavorato sodo e da oltre un quarto di secolo è l’icona d’America, l’amica a cui confessare paure e cadute, il mezzo per arrivare al cuore della nazione. Ogni giorno il suo show inchioda davanti agli schermi sette milioni di persone. Ogni giorno sulla sua mail arrivano ventimila lettere.
«Che si ami o che si odi, la Winfrey ha cambiato per sempre il volto della tv americana. Grazie per 25 anni di eccellenza», scrive il lettore Johnny sul New York Times. Ma non è tutta una sviolinata per la psicologa d’America. «La donna più pericolosa, non solo della televisione, ma della tv di oggi - tuona Ross dal sito del giornale -. I suoi soldi, la sua influenza e i suoi legami politici sono ben nascosti dietro la facciata di “ragazza comune”». E non è la sola voce fuori dal coro. «Ho smesso di essere suo fan quando ha appoggiato Obama e si è rifiutata di intervistare Sarah Palin durante la campagna elettorale», commenta Chris. In effetti l’endorsement al candidato democratico Obama, che ha regalato un milione di voti al futuro presidente (invitato due volte al suo show), ha mostrato l’altro volto di Oprah, quello di una donna molto amata dagli americani ma per questo anche molto, forse troppo influente. I temi trattati nel suo show, la campagna pro-gay che è da sempre uno dei suoi cavalli di battaglia l’hanno resa antipatica all’America meno liberal e più profonda, che sospetta dei suoi «sermoni», considerati strumento per ingrossare il patrimonio.
Ma ieri negli Stati Uniti è come se si fosse celebrata una morte prematura, che è un po’ anche la morte della tv tradizionale. Mentre centinaia di fan attendevano il memorabile ingresso della star negli studi dai quali avrebbe dato l’annuncio, tutte le televisioni ripercorrevano attraverso la biografia della donna nera più potente d’America un quarto di secolo di storia americana.
Ora però ha fatto il suo tempo. «Oprah Winfrey è una categoria a sé - ha detto di lei il massmediologo Robert Thompson -. È una grande storia americana, e come qualsiasi altra grande storia americana è andata oltre ogni limite».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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