Già smascherati i Giochi dell’Unione

Cristiano Gatti

nostro inviato a Torino

Prima ancora di cominciare, i Giochi olimpici hanno già sfornato un primo risultato eclatante: dimostrare nei fatti, all'atto pratico, sul reale, come l'acrobatica alleanza dell'Unione possa funzionare. Il modello su scala torinese, praticamente un plastico preciso e fedele della grande casa nazionale, sta producendo effetti tremendi. Non a caso, Romano Prodi tace: non è piacevole, in piena campagna elettorale, dare agli italiani una simile dimostrazione di affiatamento e coesione. Il tentativo, nemmeno tanto nascosto, è quello di minimizzare, smussare, passare oltre. Ma l'operazione non è così facile. In Piemonte, i suoi referenti non hanno alcuna voglia di soprassedere con disinvoltura: qui l'Unione è già malinconicamente disunita. Il sindaco Chiamparino, al colmo dell'esasperazione, sta parlando chiarisssimo: dopo quello che ha fatto e sta facendo ai Giochi, Rifondazione non sarà mai un alleato. Rifondazione è, al momento, un nemico. Scordarsi di salire sulla stessa barca nelle prossime elezioni amministrative di maggio. Il risultato è abbastanza singolare: a Roma li imbarcano (per le politiche), a Torino li buttano a mare. Un legame d'acciaio, un matrimonio indissolubile.
Per chi abbia ancora voglia di pesare gli avvenimenti, siamo di fronte a un caso molto pesante. Per niente locale. Non è la solita distanza sugli alti princìpi dell'etica e della morale, genere aborto sì e aborto no: su questi, tutti quanti hanno ormai accettato la diversità ideale tra un Mastella e un Bertinotti. Anche perché viene puntualmente spiegato che l'alleanza è solo strategica, a livello più basso, su programmi e cose pratiche. Ecco allora il peso specifico, nuovo e imbarazzante, delle Olimpiadi torinesi: a due mesi dal voto nazionale, l'Unione si azzuffa e si spacca proprio sulle cose pratiche. Nemmeno sulle pensioni o sui buoni-scuola. Su un'Olimpiade. Basta un'Olimpiade per finire a torte in faccia.
La rabbia di Chiamparino non viene da pregiudizi culturali e ideologici. Poveraccio: ha davanti uno spettacolo (quotidiano) di concretissime dimostrazioni. Mentre a Roma gli equilibrismi verbali presentano un'Unione ben assemblata, a prova di screzio, con un Bertinotti comunque affidabile (nulla da dire persino sulla sua scelta di candidare il leader No Global Caruso), a Torino la stessa Unione trova Rifondazione dall'altra parte della barricata. Contro. La sua unione, ai Giochi, è di tutt'altra natura. Per la due giorni d'inaugurazione, con l'arrivo della fiaccola in città e con la presenza di lady Bush, Rifondazione non sta con Udeur e Margherita, ma con i centri sociali, i No Global, gli anarchici e gli Squatter. E nonostante Bertinotti chiarisca acrobaticamente che non si allea per lanciare biglie, ma «perché non possiamo delegittimare chi esprime un disagio», il risultato concreto è abbastanza evidente: rovinare la festa. Andare contro. Nel caso di Rifondazione, ai propri alleati romani. E hai detto niente.
C'è poco da minimizzare: il caso Torino, l'Olimpiade di Chiamparino, sta diventando un'enorme grana per il centrosinistra. Diciamo pure il più colossale spot autolesionista che la pur creativa macchina elettorale potesse prevedere. Stavolta i problemi non sono i soliti, inevitabili, abituali - e dunque metabolizzati dagli italiani - tra l'ala cattolica e quella comunista, ma tra Diesse e Rifondazione, cioè tra due componenti prossime e affini dell'alleanza. Non è folclore: è una crisi gravissima. Non c'è estintore, non c'è pompiere che possa spegnerla sbrigativamente. O forse così avverrà nell'area interessata, in nome delle superiori esigenze elettorali. Ma non tra gli elettori ancora indecisi, tiepidi, diffidenti: per costoro, Bertinotti che sta con gli Squatter, contro la torcia e contro i suoi stessi alleati, è un gioco molto poco olimpico e ancor meno divertente.
Dell'effetto boomerang è perfettamente consapevole Chiamparino, che comunque non recede di un passo: «A Bertinotti andrebbe chiesto un minimo di coerenza. Spieghi come fa a condividere l'appello di Ciampi e poi a sfilare coi No Global. Per quanto mi riguarda, comunque, non si fanno programmi politici o di programma con con chi aderisce alle contro-Olimpiadi».
La fiamma arriverà in città quest'oggi, ma come si vede il clima è già abbastanza infuocato. Nessuno poteva prevederlo, nessuno l'aveva messo in conto, eppure i Giochi stanno diventando prove tecniche di Unione.

Hanno voglia di spiegare, smussare, ricomporre. Niente e nessuno riuscirà ad impedire che gli italiani si pongano una semplicissima domanda: se sono così affiatati a Torino, che cosa faranno - eventualmente - una volta al governo?

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