Somma Vesuviana (Napoli) Sulla bara di mogano chiaro, che conserva le spoglie di Melania Rea, ci sono una grande foto della donna, massacrata un mese fa a Ripa di Civitella nel Teramano e una poesia a lei dedicata dagli zii materni, incisa su una lastra di pietra a forma di libro. Il feretro separa le panche dove sono sedute le due famiglie, a destra della navata della chiesa di Santa Maria del Pozzo a Somma Vesuviana, ci sono il vedovo, Salvatore Parolisi, con i genitori, Pasquale e Vittoria, la sorella e il fratello; a sinistra i genitori di Melania, Gennaro e Vittoria e il fratello Michele. La metafora per descrivere il gelo sceso tra il caporalmaggiore dell’esercito, fino a pochi giorni fa difeso a spada tratta dai suoceri, ma, improvvisamente «indifferenti» nei suoi confronti.
Per tutta la durata del rito funebre lo sguardo di Parolisi, finora ascoltato dagli inquirenti in qualità di persona informata dei fatti ma unico sospettato per la morte della moglie, non si sono mai incrociati. E, anche al momento di scambiarsi un segno di pace, dai due banchi nessuno si e mosso per andare a stringere la mano all’altro nucleo familiare. Anche in mattinata, intorno alle 9,30, quando Parolisi era arrivato in chiesa, a parte un abbraccio con il cugino della moglie all’ingresso, con i genitori di Melania nemmeno uno sguardo. Il caporalmaggiore dell’esercito è andato a sedersi sulla sua panca e lì ha atteso l’arrivo del feretro. Quando la bara e stata posizionata davanti all’altare, Parolisi si è inginocchiato e ha pianto.
La chiesa di Santa Maria del Pozzo era già gremita due ore prima che il rito funebre avesse inizio: almeno 2mila persone. Tra le tante corone, una rosa rossa con una lettera scritta da una donna di Somma Vesuviana, Liliana. Alzo gli occhi al cielo e vedo troppi angeli: Sara, Yara, Melania. Due bambine, una giovane mamma. Senza un perché. Tre angeli che avevano un forte motivo per rimanere su questa terra, crescere per vedere il mondo.
Monsignor Pasquale D’Onofrio, vicario episcopale di Nola, ha letto un brano del Vangelo di Giovanni ma non ha pronunciato neppure una parola sulla tragedia che ha colpito la famiglia Rea. Una lettera scritta dal papà di Melania, Gennaro e stata letta da un cugino della giovane vittima. «Ci hai lasciato in un grande dolore, e in un vuoto indescrivibile. Si cercano risposte a tanti perché.
Melania e stata portata via da un destino crudele che l'ha strappata con violenza inaudita ai suoi affetti. Niente sarà più come prima. La speranza e che adesso continui a vegliare su di noi, sulla sua figlioletta Vittoria anche dall'alto dei cieli». La folla che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio è scattata in un lungo e forte applauso. Poi la bara e stata portata via a spalla dal fratello di Melania e da altri parenti. Dietro il feretro il marito, sorretto da un cugino. Occhiali scuri, Parolisi è apparso insicuro nei suoi passi. Mentre aveva puntati su di sé gli occhi pieni di interrogativi della folla. E mentre si celebrava il funerale, nella Procura di Ascoli si teneva una riunione operativa per decidere la strategia da tenere in quest’indagine che finora non vede indagati.
L'inchiesta potrebbe essere entrata in una fase chiave, forse decisiva. Magistrati e carabinieri stanno incrociando i dati, a partire dal traffico telefonico dei cellulari di Melania e del marito.
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