Il corpo martoriato della piccola Yara comincia a svelare i segreti di quella maledetta sera. E a tracciare il primo sfuocato identikit del suo assassino. Parlano, le ferite, la forza con cui sono state procurate, la lunghezza, le profondità. Otto le coltellate, vibrate, secondo gli esperti, da una persona alta un metro e 75 circa, al massimo uno e ottanta. Quasi certamente un uomo, che peserebbe dai 73 ai 77 chili. Ecco il primo sommario identikit di questo finora introvabile maniaco.
Poi ci sono i raccapriccianti particolari che raccontano della lenta agonia della piccola ginnasta. Lei ha certamente tentato di difendersi, quasi di sicuro oltre a proteggersi ha afferrato il suo carnefice. E sotto le sue unghie potrebbe esserci un frammento utile a scoprirne il Dna. Yara, emerge dalle indiscrezioni sui primi risultati dellautopsia, sarebbe morta soffocata, ma dal suo stesso sangue riversatosi dopo la coltellata alla gola. Sarebbero trascorsi cinque-sette minuti prima che si «addormentasse» per sempre in quel campo di Chignolo con gli occhi sbarrati verso il cielo nero.
La ragazzina che amava volteggiare a passo di danza porta con sè un altro mistero. Qualcosa che potrebbe modificare la ricostruzione del delitto. Daccordo il cadavere è rimasto per tre mesi preda delle intemperie, neve e pioggia, animali ma a quanto pare sui vestiti non sarebbero state trovate le lacerazioni provocate dal coltello. E nemmeno tracce di sangue. Cosa pensare? Che lomicida labbia almeno parzialmente spogliata e poi prima di rivestirla ripulita? Forse proprio per cancellare le sue tracce.
Un enigma in più per gli investigatori. Da qualche giorno sono ricominciati, serrati, gli interrogatori. Polizia e carabinieri si dividono in modo equanime i possibili testimoni. Eufemismo per non dire sospettati.
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