Il giallo dei Medici risolto dopo quattro secoli

Francesco I e la moglie furono avvelenati con l’arsenico. Sotto accusa il fratello Ferdinando

da Firenze

Uno dei capitoli più intriganti del «libro nero» dei Medici va riscritto. La morte di Francesco I, e della sua seconda moglie, Bianca Cappello, nell’ottobre del 1587 nella Villa Medicea di Poggio a Caiano, non fu dovuta alla malaria bensì a una dose massiccia di arsenico. Da 420 anni, i sospetti che le cose fossero andate diversamente da come la storiografia ufficiale le presentava - morte per infezione malarica di entrambi, a undici ore di distanza l’uno dall’altra - avevano alimentato un’abbondante letteratura e le immancabili leggende. Adesso giunge la conferma scientifica: si trattò di avvelenamento. Lo rivela un articolo comparso sul British Medical Journal, in cui gli autori - i tossicologi forensi Francesco Mari, Elisabetta Bertol e Aldo Polettini e la storica della medicina Donatella Lippi - ricostruiscono la storia della morte della coppia granducale, che aprì la strada alla salita al potere di Ferdinando I de’ Medici. Trattandosi di un giallo di corte a tutti gli effetti, nella storia ci sono un imputato, due vittime e, naturalmente, un movente.
Dalla prima moglie, Giovanna d’Austria, il granduca Francesco I non aveva avuto maschi. L’unico principino, don Filippino, era morto prima di compiere 5 anni. Un figlio maschio, in realtà, c’era: si chiamava Antonio ed era nato da una relazione con Bianca Cappello, una patrizia veneta che aveva conosciuto da giovane. Nel 1578 era morta anche Giovanna d’Austria e Francesco decise di «regolarizzare» il rapporto con Bianca, che divenne presto la nuova granduchessa, e «riconoscere» ufficialmente don Antonio, unico vero erede. Tutto ciò non andava però a genio a Ferdinando, fratello di Francesco, timoroso che il potere gli sfuggisse di mano. Da qui la decisione di «rimuovere» ogni ostacolo tra lui e il trono mediceo.
Come avvenne l’avvelenamento, probabilmente non lo sapremo mai, ma la coppia granducale si ammalò, dopo 11 giorni morì e i sospetti, nonostante i «depistaggi» messi in atto, si concentrarono su Ferdinando. Il corpo di Francesco I venne portato a Firenze e deposto con tutti gli onori, mentre quello della granduchessa fu riposto in un luogo tuttora ignoto. I loro visceri, dopo l’autopsia, furono però sepolti in una chiesetta a Bonistallo, vicino alla villa, e lì sono rimasti finché Donatella Lippi, nel maggio 2005, non è andata a scavare e ha rinvenuto dei reperti che avevano tutta l’aria di essere di natura organica. E così era. Anzi, proprio quei tre pezzetti di materiale secco, denso e sbriciolato si sono rivelati reperti biologici umani «intrisi» di arsenico in quantità tale da risultare letale. Non solo: i tre reperti - uno dei quali aveva un profilo molecolare compatibile con quello del fegato umano - sono risultati di due individui diversi, uomo e donna.
Il profilo del Dna ricavato dai campioni maschili è risultato molto simile a quello individuato grazie al frammento di pelle trovato attaccato ai peli della barba di Francesco I, e prelevato due anni fa nell’ambito del «Progetto Medici», un’indagine paleopatologica in corso alle Cappelle Medicee di Firenze. Quindi gli scienziati hanno ipotizzato che i reperti trovati a Bonistallo provengano realmente dai visceri di Francesco I.

E dal momento che le interiora di Francesco e Bianca erano state sepolte insieme a Bonistallo e il campione femminile presenta egualmente un alto valore di arsenico, logico supporre che fossero i resti della granduchessa: anche lei morta avvelenata, quindi, insieme al marito.

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