Il giallo delle rose rosse: Eros? No, Cassano

Per qualche ora Radiofestival ha rilanciato l’ipotesi della carrambata finale con Ramazzotti

Il giallo delle rose rosse: Eros? No, Cassano

Sanremo - Certo, Pippo ieri sera ci ha subito scherzato sopra: «Cara Michelle, che guaio mi hai combinato con questa storia delle 500 rose che ti ha mandato Padoa-Schioppa! Hai messo in crisi il governo». E poi: «È intervenuto Visco, che ha detto: ma siamo matti. Così mi hanno autorizzato a regalarti un solo papavero». La Hunziker se l’è sbrigata rispondendo a tamburo battente: «Pippo, è l’unico fiore che non posso annusare perché è un oppiaceo». Però il mazzo di rose rosse è stato il tormentone della giornata, altro che classifiche oppure ospiti a sorpresa. Riassunto: giovedì Michelle Hunziker ha ricevuto in camerino un gigantesco mazzo, ordinato a uno dei 5 grandi negozi di fiori qui a Sanremo. Il testo del biglietto era schematico e allusivo: «Io tifo per te». La firma era solo siglata: «A.C.». Il toto mittente è scattato subito e Antonio Cassano, fantasista del Real Madrid, è finito in pole position, se non altro perché un gesto così, roboante e tutto sommato pacchiano, si adatta perfettamente al suo stile. Peccato che la Hunziker non lo conosca neppure, questo goleador più facile al bullismo che al dribbling. Nei camerini lei ha chiesto più volte chi fosse e si è placata solo quando qualcuno le ha risposto: «Per carità, è bruttissimo».
Però la dietrologia è uno dei piaceri del Festival e un faraonico mazzo di rose sembra fatto apposta per scatenare ogni supposizione. La prima: è di un imprenditore non famoso ma ricchissimo. La seconda: il Cassano è giusto, ma si tratta di Piero, storico produttore di Eros Ramazzotti. E da qui alla fanta-ipotesi il passo è breve: l’ex marito della Hunziker comparirà sul palco per una carrambata, chiudendo il cerchio di un festival iniziato sulle note del suo successo Adesso tu. Qualcuno, a riprova della tesi, confermava di aver visto l’assistente personale di Ramazzotti l’altro giorno a Milano nell’atelier di Dolce&Gabbana. Naturale: stava ritirando l’abito per la carrambata.

Invece no, la visita era a scopo personalissimo. E così, privato di ogni retroscena da Stranamore, il regalo è tornato malinconicamente nella sua dimensione autentica: il colpo di teatro di un calciatore estroso quanto vuoi ma purtroppo abituato solo alle Veline.

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