Giallo di Garlasco E ora anche la vicina di Chiara scagiona Stasi

I suoi ricordi non sono nitidi, però probabilmente la bici nera da donna, appoggiata al muro di cinta della villetta dei Poggi, l’ha notata, intorno alle 9.30, la mattina in cui Chiara venne uccisa. È quanto ha affermato ieri in aula Manuela Travain, chiamata a deporre dal gup di Vigevano, Stefano Vitelli, davanti al quale si sta celebrando il processo in cui Alberto Stasi è imputato dell’omicidio della sua fidanzata. Il mistero della bicicletta è stato al centro dell’udienza di oggi durante la quale la donna ha in sostanza ripetuto quanto aveva messo a verbale in uno dei due interrogatori resi agli investigatori nei giorni successivi al delitto. Se così fosse, dopo quella di Franca Bermani, l’altra vicina di casa, anche questa testimonianza avvalorerebbe l’alibi di Alberto, già confortato dalla perizia informatica con cui si sostiene che, la mattina dell’omicidio, il giovane dalle 9.35 alle 12.20 rimase al computer.


Non è cambiata nemmeno la testimonianza del maresciallo Francesco Marchetto, il comandante della stazione dei carabinieri di Garlasco: all’indomani del delitto non sequestrò la terza bicicletta degli Stasi, quella nera che, come avevano spiegato i genitori di Alberto, era nel magazzino dell’officina del padre, perché non corrispondeva a quella descritta dalla signora Bermani.

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