Giallo su super-Hera Sindaci al bivio tra accordo e rottura

da Milano

Giallo sui destini di super-Hera. Ieri si sono inseguite tutto il giorno indiscrezioni che davano l’alleanza in difficoltà, poi, in serata, è arrivata la smentita del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. Secondo fonti solitamente bene informate super-Hera si starebbe avviando verso uno stop che, se non sarà definitivo, prolungherà certo di molto i tempi di un accordo: e la riunione dei sindaci di Torino e Genova prevista per oggi sembrava esserne una conferma. Ma Chiamparino ha smentito: «Mi incontrerò con il sindaco di Genova per definire la base su cui dare mandato ai nostri manager di procedere alla fine della trattativa. Se c’è qualcuno che fa trapelare notizie false e tendenziose non ne sono responsabile».
Ma intanto anche nel Nord-Est qualcosa si muove nel tentativo non facile di rilanciare l'alleanza tra le ex municipalizzate di Veneto e Friuli.
Le indiscrezioni su super-Hera, cioè la fusione tra Hera (un «pacchetto» di utilities di Emilia e Romagna coagulate attorno a Bologna), Enìa (Parma, Piacenza e Reggio Emilia) e Iride (Torino e Genova), sostenevano che Chiamparino avrebbe fatto passare la sua linea favorevole alla cessione di una quota di Iride per fare cassa e risanare il bilancio torinese: una scelta che lo metterebbe però ancor più in minoranza nei confronti di Hera, cosa che il mondo politico ligure-piemontese non sarebbe disposto ad accettare.
Le indiscrezioni sostenevano anche che Chiamparino starebbe pensando di cedere una quota del 7-8% di Iride non a un istituto di credito, come si diceva fino a una settimana fa, ma a un gruppo straniero del settore.
E oggi Iride ha già un alleato straniero nella costruzione del rigassificatore di Livorno: la tedesca E.On che ha rilevato le attività di Endesa Italia e che non nasconde l’ambizione di crescere nel nostro Paese. Contro questa eventuale ipotesi c’è il fatto che Chiamparino vorrebbe un socio disposto a non mettere il naso nella gestione di Iride, cosa che i tedeschi, se mai interpellati, non sarebbero disposti a fare. Nel caso di una rottura, Enìa abbandonerebbe la possibilità di un’alleanza con Hera per puntare sulla litigiosissima A2A, che in questo modo metterebbe un piede a sud del Po, ridisegnando d'un colpo il risiko delle utility.
Tutto da giocare nei prossimi giorni, dunque, come resta da giocare l'alleanza del Nord-Est. Qui la finanziaria regionale Veneto Sviluppo ha messo a punto un piano che prevede una holding con tre società operative: Ascopiave (Treviso e dintorni) per il gas, Agsm Verona per l’elettricità e AcegasAps (Trieste-Padova) per acqua e ambiente. Le piccole ex municipalizzate di Venezia, Vicenza, Gorizia e Udine si aggregherebbero conferendo i loro rami di attività.


Piuttosto, il presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, sarebbe sceso in campo perché il 20% del gas importato con il rigassificatore di Rovigo (circa 1,6 miliardi di metri cubi) venga ceduto ad Ascopiave e non alla britannica BP, che oggi viene considerata in pole position per l'acquisto. Infine, entro il 30 settembre dovrebbe andare in porto o essere rinviato al prossimo anno l’acquisto di un miliardo di metri cubi di gas che Ascopiave sta trattando con Gazprom.

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