Claudia Passa
«Vogliamo che questo sia un posto di incontro tra culture diverse». A parlare è Daniela Valentini, il «posto» in questione è lenoteca regionale Palatium, loccasione per lanciare il buon proposito è la presentazione del menu ebraico «kasher» che affiancherà i prodotti tipici del Lazio nel polo enogastronomico deccellenza di via Frattina. «Stiamo lavorando per poter offrire qui nellenoteca - ha aggiunto la Valentini - anche i piatti della tradizione musulmana Halal».
Sarà. Cè da giurare che lassessore ha soppesato ogni parola del suo intervento, pronunciato laltroieri accanto a Riccardo Pacifici, vicepresidente della comunità ebraica romana, e a Massimo Pallottini, commissario dellArsial, lagenzia agricola regionale cui lenoteca fa riferimento. Già, perché non è di ebraismo e islamismo che si discute in questi giorni dietro le quinte dellassessorato e dellArsial, ma del futuro di Palatium. Una questione non di poco conto, che da settimane preoccupa i produttori del Lazio, che nella struttura hanno trovato unimpareggiabile vetrina attraverso la quale farsi conoscere.
Non ne faremo una questione politica. Evitiamo anche solo di ipotizzare che la volontà della Regione di «cambiare registro» sia dovuta alla paternità «storaciana» delliniziativa. Rifiutiamo di raccogliere le voci che vorrebbero la Valentini ancora in fase di assestamento tra le nuove competenze in materia dagricoltura e la passata esperienza comunale di assessore al Commercio. Sta di fatto che lArsial lavora a un progetto di «riforma» che vedrà la luce il prossimo anno, un progetto che - assicurano fonti autorevoli - cercherà di salvare lattività che dalla nascita ha visto crescere in misura esponenziale il suo bacino dutenza, che ogni giorno è costretta a mandare indietro decine e decine di clienti, che secondo gli esperti ha raggiunto picchi di qualità difficilmente riscontrabili altrove. Allo stesso tempo, i vertici dellassessorato regionale allAgricoltura non hanno fatto mistero in più duna pubblica occasione di voler dare una sterzata radicale, secondo una linea che non sembra trovare consensi né fra i produttori del Lazio né fra gli addetti ai lavori né - e qui per una volta mescoliamo non disinteressatamente i fatti alle opinioni - fra gli avventori entustiasti nello scoprire i tesori del patrimonio enogastronomico della nostra terra.
Le voci si rincorrono insistenti: da quando la giunta Marrazzo sè insediata, i rapporti fra lassessorato e lArsial non sarebbero più troppo idilliaci. LAgenzia non vedrebbe di buon occhio il progressivo accentramento di competenze da parte dellautorità politica, che potrebbe finire con lesautorarla e privarla duna ragion dessere. E la prima istituzione a farne le spese rischia dessere proprio Palatium. «La Regione non può finanziare un ristorante - spiegano stizziti dallassessorato -. Lidea è creare una specie di borsino dove possano incontrarsi ristoratori, produttori, acquirenti. Lagricoltura del Lazio è un settore trainante, ma a Roma non si trovano i prodotti regionali». Chiudere lunico luogo specializzato, come primo passo non è male (sic!). E ancora: «Il rilancio dellagricoltura - dicono in Regione - ha un senso nella misura in cui i produttori riescono a vendere».
Appunto. Facciamo un passo indietro. La ragione istituzionale di Palatium consiste nellaffiancare il servizio enogastronomico allillustrazione dei prodotti offerti. Incombenza cui il personale cerca di adempiere facendo i conti con la drastica riduzione del personale che negli ultimi mesi ha visto i dipendenti passare da 28 a 14, tutto compreso. «Sia chiaro che non abbiamo licenziato nessuno - dicono allassessorato -, alcuni se ne sono andati, altri sono arrivati alla scadenza del contratto». Succede anche nelle migliori famiglie. Se si obietta che nessuno, però, è stato reintegrato, la risposta lascia senza parole: «Non sono stati licenziati, non sono stati sostituiti. Siete andati alla Fiat a chiedere perché non hanno reintegrato gli operai che non ci sono più? Comunque rivolgetevi allArsial».
Detto, fatto. Il commissario Pallottini non entra nel dettaglio del progetto di riforma. «È prematuro», spiega. Ma ci tiene a rassicurare i produttori del Lazio, preoccupati perché - checché ne dicano in Regione - Palatium sè rivelata unottima vetrina, in grado di attirare visitatori, appassionati e clienti a frotte, dunque di diffondere nel Lazio e oltre i suoi confini prodotti che altrimenti sarebbero destinati allestinzione. «Non abbiamo intenzione di chiudere lenoteca - assicura Pallottini -, stiamo solo studiando come valorizzarla, rafforzando il raccordo col sistema produttivo regionale».
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