È giallo sul futuro dell’enoteca regionale Palatium

L’Arsial lavora a una riforma per il 2006

Claudia Passa

«Vogliamo che questo sia un posto di incontro tra culture diverse». A parlare è Daniela Valentini, il «posto» in questione è l’enoteca regionale Palatium, l’occasione per lanciare il buon proposito è la presentazione del menu ebraico «kasher» che affiancherà i prodotti tipici del Lazio nel polo enogastronomico d’eccellenza di via Frattina. «Stiamo lavorando per poter offrire qui nell’enoteca - ha aggiunto la Valentini - anche i piatti della tradizione musulmana Halal».
Sarà. C’è da giurare che l’assessore ha soppesato ogni parola del suo intervento, pronunciato l’altroieri accanto a Riccardo Pacifici, vicepresidente della comunità ebraica romana, e a Massimo Pallottini, commissario dell’Arsial, l’agenzia agricola regionale cui l’enoteca fa riferimento. Già, perché non è di ebraismo e islamismo che si discute in questi giorni dietro le quinte dell’assessorato e dell’Arsial, ma del futuro di Palatium. Una questione non di poco conto, che da settimane preoccupa i produttori del Lazio, che nella struttura hanno trovato un’impareggiabile vetrina attraverso la quale farsi conoscere.
Non ne faremo una questione politica. Evitiamo anche solo di ipotizzare che la volontà della Regione di «cambiare registro» sia dovuta alla paternità «storaciana» dell’iniziativa. Rifiutiamo di raccogliere le voci che vorrebbero la Valentini ancora in fase di assestamento tra le nuove competenze in materia d’agricoltura e la passata esperienza comunale di assessore al Commercio. Sta di fatto che l’Arsial lavora a un progetto di «riforma» che vedrà la luce il prossimo anno, un progetto che - assicurano fonti autorevoli - cercherà di salvare l’attività che dalla nascita ha visto crescere in misura esponenziale il suo bacino d’utenza, che ogni giorno è costretta a mandare indietro decine e decine di clienti, che secondo gli esperti ha raggiunto picchi di qualità difficilmente riscontrabili altrove. Allo stesso tempo, i vertici dell’assessorato regionale all’Agricoltura non hanno fatto mistero in più d’una pubblica occasione di voler dare una sterzata radicale, secondo una linea che non sembra trovare consensi né fra i produttori del Lazio né fra gli addetti ai lavori né - e qui per una volta mescoliamo non disinteressatamente i fatti alle opinioni - fra gli avventori entustiasti nello scoprire i tesori del patrimonio enogastronomico della nostra terra.
Le voci si rincorrono insistenti: da quando la giunta Marrazzo s’è insediata, i rapporti fra l’assessorato e l’Arsial non sarebbero più troppo idilliaci. L’Agenzia non vedrebbe di buon occhio il progressivo accentramento di competenze da parte dell’autorità politica, che potrebbe finire con l’esautorarla e privarla d’una ragion d’essere. E la prima istituzione a farne le spese rischia d’essere proprio Palatium. «La Regione non può finanziare un ristorante - spiegano stizziti dall’assessorato -. L’idea è creare una specie di “borsino” dove possano incontrarsi ristoratori, produttori, acquirenti. L’agricoltura del Lazio è un settore trainante, ma a Roma non si trovano i prodotti regionali». Chiudere l’unico luogo specializzato, come primo passo non è male (sic!). E ancora: «Il rilancio dell’agricoltura - dicono in Regione - ha un senso nella misura in cui i produttori riescono a vendere».
Appunto. Facciamo un passo indietro. La ragione istituzionale di Palatium consiste nell’affiancare il servizio enogastronomico all’illustrazione dei prodotti offerti. Incombenza cui il personale cerca di adempiere facendo i conti con la drastica riduzione del personale che negli ultimi mesi ha visto i dipendenti passare da 28 a 14, tutto compreso. «Sia chiaro che non abbiamo licenziato nessuno - dicono all’assessorato -, alcuni se ne sono andati, altri sono arrivati alla scadenza del contratto». Succede anche nelle migliori famiglie. Se si obietta che nessuno, però, è stato reintegrato, la risposta lascia senza parole: «Non sono stati licenziati, non sono stati sostituiti. Siete andati alla Fiat a chiedere perché non hanno reintegrato gli operai che non ci sono più? Comunque rivolgetevi all’Arsial».
Detto, fatto. Il commissario Pallottini non entra nel dettaglio del progetto di riforma. «È prematuro», spiega. Ma ci tiene a rassicurare i produttori del Lazio, preoccupati perché - checché ne dicano in Regione - Palatium s’è rivelata un’ottima vetrina, in grado di attirare visitatori, appassionati e clienti a frotte, dunque di diffondere nel Lazio e oltre i suoi confini prodotti che altrimenti sarebbero destinati all’estinzione. «Non abbiamo intenzione di chiudere l’enoteca - assicura Pallottini -, stiamo solo studiando come valorizzarla, rafforzando il raccordo col sistema produttivo regionale».

C’è da sperarlo, anche perché in caso contrario l’amministrazione regionale potrebbe trovarsi a fare i conti con la mobilitazione trasversale delle istituzioni e delle categorie interessate, che potrebbero non avere intenzione di restare a guardare.

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