Giallo sulla Banca biologica: non parte ma il primario c’è

La Banca biologica dello Spallanzani è ancora in via di completamento perché manca ancora di quei requisiti caratteristici che servono alla gestione e alla manipolazione di materiale organico. Non manca però il primario incaricato dell’intera unità operativa, che invece è stato nominato addirittura a fine novembre.
Già, eppure la grave situazione economica in cui verte il bilancio sanitario regionale non consentirebbe la nomina della professionalità se non quando la struttura dell’Istituto di ricerca viaggiasse a regime. Così dovrebbe essere, ma nella realtà dei fatti, come spiega il consigliere regionale Tommaso Luzzi (An), è tutto il contrario. «Ho presentato un’interrogazione al presidente del Lazio Marrazzo e all’assessore alla Sanità Battaglia per ottenere gli opportuni chiarimenti sui tempi di ultimazione dell’Unità operativa della Banca biologica e per sapere come mai insieme alla nomina del direttore non è stata ancora definita l’intera programmazione gestionale». Quello che risulta poco chiaro, infatti, è come mai la struttura a oggi si limiti a trattare solo fluidi fisiologici mentre manca dei dispositivi di conservazione dei tessuti da trapianto. «Forse questo dipende dal fatto che - aggiunge l’esponente di An - il locale del laboratorio non risponde ai requisiti per la sterilizzazione oltre al fatto che sarebbe necessario, per il personale che presta servizio nei locali adibiti alla sperimentazione, essere in possesso delle opportune autorizzazioni. Mi risulta invece che il personale in servizio non è assunto con regolare bando di concorso ma semplicemente con contratti di collaborazione. Questo è svilente e avvilente per la ricerca, per i progetti da portare avanti e per l’incarico di rilievo che questi operatori svolgono. Non a caso avremmo il piacere di conoscere anche qual è il budget che viene assegnato dall’Irrcs al Dipartimento, visto che in organico a oggi c’è il primario, un biologo assunto a tempo determinato per due anni su fondi che gravano su di un progetto di ricerca e altri tre collaboratori a progetto». Ma i dubbi sulla struttura complessa non si fermano al carattere amministrativo della vicenda, vanno avanti. Per Tommaso Luzzi c’è da investigare sulle peculiarità dell’intera unità operativa, sulle condizioni ambientali di lavoro e sulla conservazione del materiale e pure sui processi che vengono impiegati per la manutenzione del materiale virale. Non dimentichiamoci infatti che lo Spallanzani è un istituto per la ricerca e la cura di patologie infettive.

Per fare chiarezza sulla vicenda nel più breve tempo possibile il consigliere regionale avverte che oltre a sollecitare il Comitato di indirizzo dello Spallanzani affinché dia risposte ai quesiti proposti, i documenti relativi all’interrogazione verranno notificati pure alla Procura regionale della Corte dei Conti.

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