L'APPUNTAMENTO a MILANO. Non un teatro, non un cortile né una radura di Provenza. Solo una Salumeria. Della musica, ovviamente. Ma Gianmaria Testa, figlio cuneese di contadini cresciuti sulla terra, sarebbe stato a suo agio anche in una salumeria tout court. Lui, voce baffuta di canzoni senza passaporto, sarà alla Salumeria della Musica lunedì 2 febbraio, per un concerto e una chiacchierata organizzata da Radio Lifegate nell'ambito del progetto «Rock files»: lunedì di musica e parole a cura di Ezio Guaitamacchi, che intervista i più interessanti cantautori del panorama musicale prima della loro performance. IL DEBUTTO “LIVE”. Il cantautore piemontese lunedì presenterà il suo ultimo lavoro, che è anche il suo primo disco “live”. Solo - Dal vivo è stato prodotto da Fuorivia ed è uscito il 19 gennaio in Italia, mentre il lancio sul mercato estero (Testa ha raccolto numerosi successi tra Francia, Stati Uniti, Canada e Portogallo) è atteso per metà febbraio. «Dopo tanti concerti - spiega Testa - era necessario provare a lasciare una traccia concreta, un disco che da solo se ne andasse in giro, testimoniando la presenza e il calore del rapporto con il pubblico». Ed ecco nascere questo disco, la registrazione di un concerto tenutosi all'Auditorium Parco di Roma «in un giorno di maggio, con qualche amico e la gente che arriva come ad un appuntamento». Ventuno tracce, tra cui una cover di La nave di Angelo Ruggiero e l'inedito Al cielo gli aeroplani. E ancora i capolavori tratti dai precedenti album Da questa parte del mare (2006), Altre latitudini (2003) e Il valzer di un giorno (2000). «UNA MALATTIA DI CANZONI». Qualcuno ha provato a definire le atmosfere di Gianmaria Testa: le parole di De Gregori, la leggerezza di Bertoli, il Piemonte jazzista di Conte. Qualcuno ha provato a mendicare una rotta nei suoi versi soffici. Ha fatto il ferroviere, questo splendido cinquantenne di cui l'Italia si è accorta tardi, per quella presbiopia ottusa che spesso porta gli artisti a cavalcare le onde oltralpe. E dopo la Francia, dopo l'amicizia con Jean Claude Izzo, dopo il ritorno, anche l'Italia si è lasciata cullare dalle sue ballate, dalla sua «forma canzone». I ritorni, le luci del pomeriggio, le malinconie imbarazzate. Senza urla, con moderazione di sentimento ed espressione e una passione per la magia della chitarra, «così anarchica, selvaggia, da addomesticare» . Una voce contenuta e sapiente, un'evocazione continua del viaggio, carezze di «un uomo a vapore di un altro secolo», come lo ha definito lo scrittore Erri De Luca (con cui ha scritto lo spettacolo Chisciotte e gli invincibili. Gianmaria Testa non è una Carla Bruni coi mustacchi. Dalla nebbia con le mani grosse arriva e lo snobismo lo lascia volentieri alla première dame, nonostante venga dipinto dai suoi più elitari sostenitori come una specie di balena bianca. Di essenziale e intoccabile, Testa ha la sensibilità. Quella che lo ha portato a scrivere l'emolliente e delicatissima Dentro la tasca di un qualunque mattino; quella che lo ha spinto a comporre «una musica che dà peso al vento e gli fa riempire le chiome degli alberi e delle donne» (De Luca). Quella che gli fa cantare l'integrazione di Torino (Al mercato di Porta Palazzo) e quella che regala una lacrima agli occhi in 3/4. Testa è così, abbraccia tanghi e prende per mano swing, si aggrappa alle mongolfiere e gorgoglia nei mari.
E per farlo porta in viaggio con sé amici musicisti tra i più interessanti d'Italia, da Paolo Fresu a Enrico Rava e Stefano Bollani, in un sommesso tentativo di spogliare la musica leggera da quella superficialità troppo presente, magari ricordando che «Tutto è già qui, anche se non si vede/ tutto è già qui, nascosto tra le pieghe/ e se ci stupirà, sarà soltanto come/ come certe novità che sapevamo già». Tutto qui. Una chitarra e le parole per non guarire da «una malattia di canzoni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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