Sarebbe dovuto essere uno degli elementi di punta della spedizione azzurra alle prossime Olimpiadi di Pechino, invece per usare le sue stesse parole «sarò a Pachino, vicino a casa mia, a raccogliere pomodori».
Giuseppe Gibilisco posa l’asta e saluta tutti. L’aveva detto nei giorni scorsi: «Se mi danno anche solo un’ora di squalifica mi ritiro». La squalifica è arrivata: due anni.
Questa è la sanzione inflitta ieri pomeriggio dalla commissione giudicante della federazione italiana di atletica (Fidal), presieduta da Sergio Rosa. Deluso, Gibilisco ha annunciato ricorso: «Mi ritrovo a pagare senza sapere perché».
Non c’è stato nulla da fare. Le sue frequentazioni con il medico di Ceppagatti, il dottor Carlo Santuccione, figura centrale dell’inchiesta «Oil for drug» e squalificato per cinque anni per questioni di doping, hanno pesato pesantemente sulla decisione della Disciplinare. Gibilisco, intercettato e ripreso, non aveva mai negato la sua frequentazione con il chiacchierato medico, ma ha sempre respinto «il tentato uso» di doping. «Il gip di Latina ha archiviato la mia posizione per gli stessi fatti all’esame della giustizia sportiva», si è difeso. Il problema però è sempre lo stesso: per la magistratura ordinaria, per questo tipo di reato, le intercettazioni non costituiscono prova, per la giustizia sportiva sì.
Due anni di stop. Due anni lontano dai campi di gara e per il 28enne atleta di Siracusa, che ha cominciato a praticare il salto con l'asta a 13 anni ed è stato allenato dallo stesso tecnico del grande Sergei Bubka, Vitaliy Petrov, quella di ieri potrebbe essere davvero l’atto conclusivo della sua carriera.
Gibilisco vanta nel suo palmares come risultato più prestigioso il titolo di campione del mondo conquistato a Parigi nel 2003. In quella gara mozzafiato, Gibilisco migliorò per ben due volte il record personale e italiano aggiudicandosi il gradino più alto del podio con la misura di 5.90 m.
Gibilisco non si sa dare una spiegazione e lo stesso senso di smarrimento lo prova il 26enne tedesco Patrik Sinkewitz, trovato positivo al testosterone l’8 giugno scorso ad un controllo a sorpresa della Nado, l’agenzia antidoping tedesca. Il rapporto testosterone/epitestosterone sarebbe risultato di sei volte superiore ai regolamenti: di 24 a 1, ben oltre il massimo consentito che è di 4 a 1. Se la positività venisse confermata anche dalle controanalisi, l'Uci applicherà nei confronti di Sinkewitz la sanzione prevista nella nuova carta sul doping. Il corridore tedesco dovrebbe subire la decurtazione di un anno di stipendio e la destinazione della stessa somma all'Uci come contributo per la lotta al doping. L’ingaggio di Sinkewitz si aggira attorno ai 500.000 euro all’anno.
La T-Mobile deciderà dopo il Tour se proseguire con il ciclismo. Niente dirette invece del Tour de France su Ard e Zdf, emittenti tv pubbliche tedesche.
Forse è davvero questa la strada giusta per contrastare il doping nel ciclismo: se se ne vanno gli sponsor, se si allontanano le televisioni i soldi a disposizione diminuiranno drasticamente e gli stipendi dei ciclisti ne risentiranno di conseguenza. A quel punto forse, anche i corridori cominceranno a chiedersi se ne vale la pena.
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