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Gilardino fa gol ad Ancelotti

da Firenze

Quando, al minuto 33 della ripresa, la lavagna luminosa del quarto uomo ha segnalato la sua sostituzione, in 25.000 sono scattati per un applauso lungo e scrosciante. L'Alberto da Biella ha già conquistato una città, è lui l'erede dei Batistuta e dei Toni, capaci di lasciare qui un ricordo indelebile. Ma l'ex centravanti di Verona, Piacenza, Parma e Milan non era un giocatore ormai al capolinea? La smentita è categorica: un gol alla Juve, due al Lione, un'altra incornata vincente a condannare il Bologna ed allontanare l'ipotesi di una crisi, il "Gila" sembra tornato quello dei bei tempi. Merito suo o del feeling con Cesare Prandelli? Merito di una società e una squadra che hanno subito creduto nelle sue capacità mentre Milano lo trascurava? Frulliamo insieme le ipotesi e non dovremmo essere troppo lontani dalla verità. Oggi il Gila è un uomo felice. Disposto a sorvolare sulle frecciate che gli sono arrivate proprio da Ancelotti. Con il tecnico rossonero non c'era il giusto feeling, l'attaccante di Biella è stato costretto a tanta panchina. Da qui la scelta di Firenze, ma ora che tutti lo applaudono, che Lippi lo ha recuperato, ci tiene a volare basso. «Non voglio sentir parlare di una mia rinascita e non accetto paragoni con i miei tre anni in rossonero. Ora sono un giocatore della Fiorentina. E a Firenze sto bene. L’importante è portare la Fiorentina più in alto possibile».

E lui ci sta provando.

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