Gilmour naufrago «volontario» sull’isola

Nel suo ultimo cd «On An Island» sonorità eleganti ed echi di jazz

Simone Mercurio

Ci sono artisti che, al di là delle loro scelte di vita e di carriera, rimangono e rimarranno per sempre legati a quel pezzo di storia che hanno scritto, inciso, marcato a fuoco indelebile nelle pagine della memoria collettiva. Come il Paul McCartney post-Beatles, come Robert Plant, la grande voce dei Led Zeppelin. David Gilmour voce e chitarra storica dei Pink Floyd, arriva finalmente dal vivo a Roma per presentare il suo nuovo disco On An Island, domani sera, dalle 21, nella Sala Santa Cecilia del Nuovo Auditorium-Parco della Musica.
I Pink Floyd come un «Giano bifronte» hanno prodotto, accanto a Gilmour, quell’altro grande solista di oggi che è Roger Waters. I due, che qualcuno ha definito come «lo yin e lo yang dei Pink Floyd dei tempi d’oro» hanno suonato per l’ultima volta insieme lo scorso anno a Londra per il «Live 8» organizzato da Bob Geldof.
Dopo questa storica esibizione, in molti avevano sperato in una re-union di una delle rock band più famose, amate e imitate della storia del rock. Ma niente da fare. «It’s over, è finita - ha detto lo stesso Gilmour il mese scorso, presentando questo suo nuovo disco solista On An Island - ho 60 anni e non voglio più lavorare tanto. Quando ti muovi come band è tutto enorme, troppe pressioni e attese. È molto più confortevole lavorare per conto mio». «I Pink Floyd - aggiunge - sono una parte importante della mia memoria che mi ha dato enormi soddisfazioni, ma adesso basta». Amen, dunque. Ascoltando questo On An Island, si ha comunque l’impressione di essere di fronte a un nuovo disco dei Floyd.
Stesse atmosfere, sonorità oniriche, il suono delle Fender di Gilmour e, ovviamente, certe intonazioni della voce, suonano inconfondibili da oltre trent’anni. È il terzo album solista per il celebre musicista, che nel 1978 dava già vita al suo primo lavoro (omonimo) non-Pink. Da allora, solo i capelli sono cambiati, si potrebbe dire.
Confezione sontuosa quella del cofanetto-cd di On An Island. Booklet in carta pregiata. Digipack d’annata. In apertura un disegno dell’autore con una chitarra in mano. Al fondo, per sigillare le note, un disegno stilizzato di un uomo con la chitarra. Fin dall’inizio del collage sonoro dell’album di Gilmour si capisce che si tratta di una speciale esperienza che non solo è paragonabile al meglio dei Pink Floyd, ma è anche una conferma della statura di artista solista del loro chitarrista e cantante. Qui egli rivela una visione personale e una varietà di stili - folk, jazz, orchestrale e rock - messi insieme in un corpo unico grazie al suono lirico della chitarra e a una voce unica. In più, sul disco, le orchestrazioni del noto compositore polacco Zbigniew Preisner ed una luminosa produzione assistita dall’ex Roxy Music, Phil Manzanera. Special guest come i mitici Crosby e Nash che cantano le armonie, Robert Wyatt che suona il corno, Caroline Dale il violoncello e Alasdair Molloy la glass harmonica. Richard Wright, già Pink Floyd, è infine ospite all’organo Hammond.

È questo l’ensemble, la meravigliosa combriccola che si è riunita accanto al maestro di Cambridge.
Sul palco dell’Auditorium, David Gilmour si esibirà in una serata indimenticabile presentando, oltre ai pezzi del nuovo album, anche quelli celeberrimi del suo repertorio.

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