Ginevra, al Salone va in onda la crisi dell’auto tedesca

I problemi più recenti: le norme di Bruxelles contro l’inquinamento e l’aumento dell’Iva. Per Daimler le incognite Chrysler e Smart

nostro inviato a Ginevra
Ottanta prime mondiali ed europee con oltre 250 espositori. E tra questi i cinesi di Brilliance; i romeni di Dacia, portabandiera del mercato «low cost»; gli indiani di Tata, che oltre a essere legati da alcuni accordi con il gruppo Fiat, confermano la loro passione per il made in Italy con un prototipo disegnato dallo studio Trilix. È quello dei mercati dei Paesi emergenti e dei costruttori che li rappresentano (nel 2006 l’industria automobilistica cinese ha totalizzato utili per 10 miliardi di dollari, il 46% in più sul 2005) uno dei temi «caldi» del 77° Salone dell’auto di Ginevra che aprirà giovedì al pubblico. La rassegna svizzera è considerata la più importante nel mondo in quanto, non essendoci sul territorio elvetico produttori di veicoli, la neutralità è assicurata. Al contrario di Francoforte (soprattutto), Parigi e Detroit, a Ginevra c’è meno sfarzo e più concretezza. La vera protagonista è l’automobile e non le costosissime scenografie che trasformano gli stand in spettacolari show-room. Novità a parte (per l’Italia il ritorno del marchio Abarth, la premiere della Maserati GranTurismo e la prima vetrina della Fiat Bravo), l’appuntamento rappresenta la prima cartina di tornasole dell’anno sul settore. E le preoccupazioni, al riguardo, non mancano. Non ci sono solo i ribassi dei listini in Borsa a creare malumore tra gli addetti ai lavori. E, tra questi, sono i tedeschi a porsi non pochi interrogativi, soprattutto alla luce delle norme Ue contro l’inquinamento che colpiscono in particolare gli specialisti dell’alto di gamma. A febbraio, poi, l’aumento dell’Iva sull’acquisto di auto nuove ha fortemente rallentato le vendite (meno 15,1%), penalizzando i gruppi nazionali a eccezione di Porsche. Marzo dirà se la frenata è stata occasionale o se il mercato tedesco rischia di avvitarsi in una crisi. Resta anche da sciogliere il nodo Chrysler, la divisione Usa del gruppo Daimler in cerca di un acquirente. Sempre a Stoccarda, a fronte dei buoni risultati di Mercedes, la seconda spina nel fianco si chiama Smart: a gennaio vendite giù del 48,6%.
Dalla Germania alla Francia dove sia Renault, superata in Europa dalla Fiat, sia Psa Peugeot Citroën sembrano aver perso la rotta. Nel 2006 Psa ha accusato una flessione dell’83% dell’utile netto, a causa soprattutto del calo delle vendite nell’Ue. Il piano di rilancio del nuovo numero uno Christian Streiff sembra sufficientemente aggressivo, anche se forse sarà difficile da portare avanti, soprattutto sui temi del lavoro, nell’anno delle elezioni francesi. Anche Renault ha avuto parecchie difficoltà, soprattutto per la flessione delle vendite europee. Le nuove Twingo e Laguna saranno una tappa importante, ma quello che manca è che non si vede all’orizzonte una nuova «invenzione», come furono nel passato Espace e Scénic. A rendere più complicato il lavoro del presidente Carlos Ghosn ci sono poi i casi di suicidio al Technocentre di Guyancourt a causa, sembra, dello stress provocato dai nuovi ritmi di lavoro (19 delle 26 novità in arrivo nel 2009 nasceranno proprio al Technocentre Renault).

Infine c’è l’andamento a due velocità della Ford. Con il freno a mano tirato in Usa e in accelerazione in Europa, dove la filiale tedesca non deve fare i conti con i pesanti oneri previdenziali che hanno messo in ginocchio la casa madre.

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