Ginevra, il Salone da vivere

Il salone dell'auto di Ginevra, con le numerose novità esposte, intende riscaldare il mercato e riportare la fiducia tra gli addetti ai lavori, soprattutto tra quelli che operano nei Paesi in questo momento più in difficoltà

Ginevra, il Salone da vivere

È di buon auspicio il manifesto che annuncia il via dell’82° Salone internazionale dell’automobile di Ginevra. Sullo sfondo si nota un gigantesco sole con i suoi raggi primaverili che illuminano la strada.
Il messaggio che la rassegna vuol dare è chiaro: Ginevra, con le numerose novità esposte, intende riscaldare il mercato e riportare la fiducia tra gli addetti ai lavori, soprattutto tra quelli che operano nei Paesi in questo momento più in difficoltà. Il nostro, purtroppo, è tra questi, con l’aggravante che il governo sembra snobbare il settore: nessun intervento, per ora, a sostegno delle vendite (non si chiedono i soliti incentivi-spot, ma bonus legati alle emissioni di anidride carbonica e alla sicurezza delle vetture) ma solo stangate su stangate. Nei confronti del settore è chiaramente in corso una strategia punitiva. Le ragioni, sinceramente, sono incomprensibili.

Il comparto, infatti, è uno dei motori chiave dell’economia e il Fisco ci attinge ogni anno fior di miliardi. Dall’auto dipende il futuro di decine di migliaia di famiglie. In questo momento, tra concessionari e indotto legato alle reti vendita, sono in bilico 10mila posti. Rischiano tutti di venire inghiottiti dal gorgo della crisi. E nessuno muove un dito, sindacati compresi. «Quando si stava per chiudere lo stabilimento di Termini Imerese - il commento di Romano Valente, neodirettore generale dell’Unrae, l’associazione che rappresenta i costruttori esteri (il loro peso equivale a più del 70% del mercato italiano) - la mobilitazione era generale; ora il problema, per il numero di posti a rischio, è quattro volte tanto quello della fabbrica siciliana ex Fiat».

La speranza, ora, è che proprio sull’onda del Salone di Ginevra, indubbiamente il più importante nel panorama espositivo mondiale, qualcosa si possa smuovere. L’Unrae ha fatto i suoi passi, presentando al governo un articolato piano a tre anni di aiuti strutturali al settore. Dalle dichiarazioni di Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, si cercherà di capire quale percorso il gruppo di Torino intende seguire in Italia. In proposito, l’attenzione finora è rimasta concentrata sugli aspetti industriali, ma intanto anche per il Lingotto le vendite languono e una strategia commerciale capace di invertire la tendenza non si vede. La nuova Panda ha già superato i 35mila ordini, ma gli effetti veri sul mercato non si sono ancora avvertiti. La 500L, che scopriremo proprio oggi qui a Ginevra, arriverà più avanti. Insomma, a Ginevra l’Italia dell’auto è chiamata a battere un colpo che sia in grado di superare le Alpi e arrivare fino a Roma. Tempi duri, infatti, riguardano anche le supercar (qui sotto si può ammirare la Ferrari F12berlinetta) e i veicoli premium entrati nel mirino del Fisco.

Non tutti i fortunati che ne sono proprietari e le guidano devono essere per forza evasori fiscali. E anche qui, punendo con una tassa le vetture oltre i 185 kW (insieme alla criminalizzazione di questo comparto) il risultato atteso è il seguente: -40% di vendite. È in questo clima pesante che per noi italiani si apre il Salone di Ginevra.

E per fortuna che il settore, nonostante le innumerevoli mazzate prese, non molla mai. Prendiamo i nostri carrozzieri: al Palexpo portano dei veri capolavori, da Bertone a Pininfarina e Giugiaro, da Touring a Idea. È un Salone da vivere, quest’anno più che mai.

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