Un po come nella famosa pubblicità Telecom degli anni 90: «Una telefonata allunga la vita». Anzi questo caso la salva proprio. Al posto di Massimo Lopez, che riesce a ritardare allinfinito il plotone desecuzione con una telefonata fiume, un ragazzino di 16 anni, caduto in un cortile cieco e incapace di muoversi perché con le gambe rotte. Per fortuna aveva con se il cellulare con cui ha chiamato i soccorsi che lhanno recuperato, e portato in salvo. Ammaccato ma vivo, è stato affidato ai medici del 118 che lhanno portato in ospedale.
Ladolescente, nato in Tunisia da madre italiana, si era ritrovato laltra sera sotto casa con una mezza dozzina di coetanei. Scuola finita, niente esami, unica incombenza: divertirsi da qui a settembre. Poco dopo mezzanotte il gruppetto decide un tuffo allinfanzia: giochiamo a nascondino. E così tutti a cercarsi un posto dove infilarsi. Litalo-tunisino sceglie ledificio al 6 di viale Campania che ospita il liceo scientifico «Donatelli Pascal».
Lavventuroso giovanotto scavalca il cancello, prende le scale antincendio e corre su fino al tetto. Qui però succede un imprevisto, perde gli occhiali, non si sa bene come. E lui ci vede molto, ma molto male. Barcolla un po su tetto e poi mette un piede in fallo. E vola giù per quattro, cinque metri, atterrando pesantemente allinterno di un piccolo cortile cieco, circondato da pareti, senza porte o finestre da cui accedervi. Rimane un po intontito poi, pesto, malconcio e sanguinante, cerca di rimettersi in piedi. Niente da fare, ricade a terra dolorante. Per fortuna nella caduta gli è rimasto il cellulare funzionante. Particolare che con ogni probabilità gli salva la vita. In quel buco infatti difficilmente qualcuno avrebbe potuto vederlo o sentire le sue invocazioni. Così chiama gli amici rimasti fuori, e soprattutto spiega bene dove è finito. I ragazzi, conoscendo ledificio, capiscono che è impossibile raggiungere lamico senza i vigili del fuoco. La prima telefonata arriva così intorno a mezzanotte e 40 alla centrale operativa del 115 che, girata la segnalazione al 118 e al 112, fa uscire una squadra, con autoscala e quantaltro per lintervento.
In pochi minuti la zona è piena di lampeggianti. Effettivamente non è possibile raggiungere direttamente il ragazzo, per cui i vigili del fuoco devono usare le scale. Poi si fanno passare la barella per imbragarlo. Un lavoretto sbrigato, da veri professionisti, in una decina di minuti. E così già prima delluna i pompieri, «impacchettato» ladolescente, lo passano al personale sanitario del 118, usciti con automedica e ambulanza.
Il ragazzino comunque è vigile e tutto sommato tranquillo. Lamenta dolori dappertutto, testa, braccia e gambe, è pieno di lividi e abrasioni, ma tutto sommato in discrete condizioni. Finisce al policlinico, in codice giallo, media gravità.
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