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Giochi, star del calcio indiano rifiuta la torcia

Bhaichung Bhutia, capitano della nazionale indiana di calcio, doveva portare la fiaccola. Ma ha detto no. Intanto Pechino paventa il rischio di attentati da parte dei kamikaze

Giochi, star del calcio  
indiano rifiuta la torcia

Nuova Delhi - Chi l'ha detto che gli atleti sono insensibili alle cause umanitarie e pensano solo alle Olimpiadi dimenticando le sofferenze del popolo tibetano? C'è chi pensa alle gare - perché, è inutile nasconderlo, le Olimpiadi rappresentano la vetta più alta per chi fa sport - ma al contempo prova ribrezzo per ciò che sta avvenendo in Tibet e questo sdegno lo vuole manifestare pubblicamente. E' il caso di Bhaichung Bhutia, a noi sconosciuto ma una vera e propria star del pallone in India: ha deciso che non porterà la fiaccola olimpica.

Originario di uno stato, il Sikkim, incuneato tra la Cina e il Nepal, il calciatore, di fede buddista, ha annunciato la sua protesta con una lettera all’Associazione Olimpica Indiana. "Sono solidale con la causa tibetana", ha scritto in una lettera pubblicata dal "Times of India". "Ho molti amici buddisti nel Sikkim. Questo è il mio modo di essere accanto alla popolazione del Tibet e alla loro lotta. "Penso che non sia giusto quel che sta accadendo in Tibet e, nel mio piccolo, voglio mostrare la mia solidarietà", ha spiegato, sottolineando che la sua decisione è "assolutamente personale".

La fiaccola olimpica arriverà in India il 17 aprile e Bhutia era uno degli atleti prescelti a portare per un tratto la torcia lungo il percorso. Il 31enne capitano, che è stato insignito della terza carica onorifica più importante indiana per aver contribuito a diffondere la passione per il calcio in un Paese, in cui lo sport nazionale è il cricket, ha giocato tra l’altro anche con una società inglese, il Bury Footbal Club.

Cina, chi disturba i Giochi offende il popolo cinese Pechino fa il muso duro. Coloro che cercheranno di disturbare le Olimpiadi offenderanno i cittadini cinesi: lo ha scritto il "Quotidiano del Popolo", il principale quotidiano cinese. Già prima che arrivasse nella capitale cinese la fiaccola olimpica aveva attirato le proteste di coloro che protestano contro le limitazioni imposte ai dissidenti e ai media, la politica cinese in Darfur e la repressione in Tibet.

Ora, mentre la torcia sta compiendo il suo viaggio - 130 giorni in tutto - nuove manifestazioni all’estero vengono date per certe. Ma il quotidiano scrive che "coloro che provocano guai" hanno valutato male lo stato d’animo del paese. "Poche nuvole non oscureranno i raggi del sole, e pochi seccatori non rovineranno le attese del mondo per i Giochi Olimpici di Pechino", scrive il Quotidiano del Popolo, il giornale ufficiale del Partito comunista cinese. "Se qualcuno pensa che le calde aspirazioni e le attese appassionate del popolo cinese rappresentino un’opportunità per fare qualche scherzo e 'inquinare' le Olimpiadi di Pechino, ha fatto grosso errore di calcolo".

Pechino: "Rischio attentati kamikaze" Potrà anche essere vero l'allarme lanciarto dalle autorità cinesi, ma ha tutto il sapore della mossa a sorpresa per distorgliere l'attenzione dall'argomento che è sulla bocca di tutti, la repressione nel Tibet. Secondo Pechino sarebbero pronte alcune "squadre di attentatori suicidi" per sabotare i Giochi. "Per quanto ne sappiamo, il prossimo piano delle forze indipendentiste tibetane è di organizzare squadre suicide e lanciare attacchi violenti", ha affermato il portavoce del ministero della Sicurezza pubblica, Wu Heping. Wu ha spiegato che la polizia cinese ha sequestrato esplosivo in alcuni monasteri buddisti in Tibet e ha suggerito un collegamento tra il governo in esilio e il Dali Lama con i piani di attacchi contro i cinesi.

Secondo il portavoce, le manifestazioni dei tibetani, partite da Lhasa e poi estese a tutta la regione, sono state organizzate dal Movimento della ribellione del popolo tibetano, legato al governo in esilio che userà il periodo di agosto, quando si terranno i Giochi olimpici, per fare pressioni sull’esecutivo di Pechino.

 

 

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