Un gioco sotto l’ombrellone: scommettiamo su Monti?

Sorvoliamo le mattine assonnate a leggere il «Giornale» durante il tragitto tra casa e lavoro con pericoli ricorrenti e sguardi torvi di compagni di viaggio per sottoporre all’attenzione del signor Granzotto argomenti che volutamente ignora anche se si sente nell’aria un’elettricità che i fulmini a ciel sereno di questa estate sono come fuochi artificiali che fanno cilecca. Insomma dottor Granzotto ci dica veramente cosa pensa del signor Mario Monti, il pontificatore apparentemente dimenticato, e soprattutto del signor Castagnetti che a volte appare sugli sfondi delle riprese Rai. Ci dica Dottore, ci dica che gli argomenti sono più gustosi di quelli «estivi» affrontati recentemente.



Figuriamoci se mi metto a discutere i gusti dei lettori, ma ce ne vuole, caro Radolovich, per inventariare Mario Monti e il Castagnetti nella categoria degli argomenti, ricreativi, da ombrellone. Pierluigi Castagnetti era galletto da opposizione: e Berlusconi qui e Berlusconi là, e regime qui e regime là, e miseria nera qui e miseria nera là. Ora che è forza di governo (si fa per dire, beninteso) pare più un cappone, nel senso del pesce della famiglia dei triglidi: muto e defilato, sempre sullo sfondo che lo vedi e non lo vedi. Tutto previsto: la sua uscita di scena avrebbe tarpato le ali e rovinato la carriera di falangi di politici e che sul Cavaliere campavano. Traendone anche due paghe per il lesso. E così è andata: nemmeno l’Unità che pure è di bocca buona ospita più gli scritti di Castagnetti, quelle articolesse che in passato tanto rallegrarono il nostro animo. Solo qualche dispaccio di agenzia. L’ultimo: «Il rispetto del Parlamento deve essere una delle nostre cifre politiche». Ma va? Monti no, Mario Monti non fu mai galletto. Fu e resta «riserva della Repubblica» e in tale veste ci si esime dall’emettere sonori chicchirichì. Profilo basso e via. Lei, caro Radolovich, non ignora certo chi siano e a quale mansione vengano destinate le «riserve della Repubblica». Giorgio Napolitano, per fare un esempio, apparteneva a quella categoria e veda un po’ lei dove è finito. Ora a mettere in fibrillazione le riserve ci sarebbe questa storia della Grosse Koalition che, detta in tedesco, sembra ancora più grossa. Qualcuno lo chiama già Grosse Inciucion, ma fa male perché il metodo Merkel, la Cancelliera che governa con la Cdu (Unione Cristiano Democratica) e l’Spd (Partito Socialdemocratico Tedesco) – faccia conto cane e gatto -, potrebbe rivelarsi una mano santa per l’Italia. È evidente che a capo di una Grosse Koalition alla pummarola non ci puoi mettere un Follini o un Letta (Enrico) ma un «tecnico» politicamente ermafrodita o che dia l’impressione di esserlo. Ci si deve mettere, ecco che ci siamo, una riserva della Repubblica.
A questo punto, caro Radolovich, lo possiamo fare davvero un gioco da ombrellone: chi sarebbe il candidato riserva della Repubblica più favorito a guidare un eventuale governo dalle larghe intese? Parto io? Allora cominciamo con Mario Monti: essendo noto che il potere logora chi non ce l’ha, causa prolungata surplace ha perso molto smalto e altrettanto consenso. Ragion per cui mi sembra decisamente tagliato fuori. Uno che si dà un sacco da fare è il pluripresidente Cordero di Montezemolo ma si va dicendo in giro che gratta gratta non sarebbe poi questa cima. Sì, magnifici doppipetti di Caraceni, bella chioma e graziosi monili ai polsi, ma per il resto poca roba. Un'altra riserva che sarebbe pronta a lasciare la panchina è Franco Marini, ma gli nuoce l’ingordigia. È già stato miracolato con la presidenza del Senato. Se ne stia un po’ buono, e che diamine. Chi invece sta andando forte è Mario Draghi, il Governatore della Banca d’Italia.

Fatto oggetto di elogi sperticati provenienti da destra così come da manca viene dato infatti in pole position. Tanto per stare al gioco ce lo metterei anch’io, se non sapessi che le onde e più che mai quelle della politica vanno e vengono, s’alzano e si infrangono. Oggi marosi, domani risacca.
Paolo Granzotto

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