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Giornalista e mamma, confesso: ora lo sci mi fa paura

FEDERICA Mia figlia è stata promossa in squadra A. E mi ha detto: «Non fare domande o ti uccido»

di Maria Rosa Quario
Soelden Eccomi ancora una volta pronta a raccontare l'inizio di una nuova stagione di sci. È dal 1977 che non mi perdo un'apertura di coppa del mondo, per dieci anni l'ho fatto da atleta, per gli altri ventitré da giornalista. La cosa dovrebbe mettermi tristezza, in realtà sono sempre contenta di ricominciare l'avventura, perché la passione non invecchia e non potrei sognare un lavoro più divertente e stimolante. L'emozione di questa volta però è unica, perché oggi, in pista nella prima gara della stagione, ci sarà anche mia figlia Federica Brignone, promossa in «squadra A» grazie ai buoni risultati dello scorso inverno e da metà luglio, dopo la maturità, impegnata negli allenamenti tra Argentina e ghiacciai alpini con il gruppo di Karbon, Moelgg e Gius, le tre più forti sciatrici italiane che oggi partiranno per vincere.
Anche Fede partirà per vincere, «o la va o la spacca» mi ha confidato in un'intervista esclusiva prima di scoppiare a ridere. In realtà era serissima, e meno male, cos'altro dovrebbe fare una quasi esordiente che non ha nulla da perdere e che negli allenamenti estivi non sfigurava di fronte alle ben più titolate e famose e forti compagne di squadra? O la va o la spacca, e già temo il momento in cui il suo nome apparirà sul tabellone luminoso vicino al numero 38, quando la classifica sarà già ben delineata, si spera con qualche azzurra in cima alla lista.
La pista del ghiacciaio di Soelden è considerata fra le più difficili della coppa, ieri Denise Karbon, qui vincitrice nel 2007 e quarta l'anno scorso, l'ha definita «tosta, ripida ancora più del solito, con placche di ghiaccio che non perdonano». Federica, sempre nell'intervista esclusiva, mi ha detto invece che quel ripido, finora visto solo in televisione e ieri testato per la prima volta, «non è poi così ripido» e che «il ghiaccio tiene bene sotto le lamine degli sci». Beata gioventù. Fra qualche ora forse la penserà diversamente, intanto però io immagino il mio cuore esplodere quando il cronometro scatterà per lei, con tutti i colleghi/amici che terranno d'occhio le mie reazioni. Quando gareggiavo ero una fredda, nel senso che non pativo la gara, da mamma sono invece una mammola, nel senso che tutto mi sembra difficile, pericoloso, al di sopra delle capacità della mia bambina ormai diciannovenne, numero 40 delle liste mondiali del gigante e in realtà non del tutto incapace.
Credo che presto sarò costretta a cambiare mestiere, lo avrei fatto volentieri già ieri pomeriggio alla conferenza stampa di presentazione della squadra, notando l'imbarazzo di Federica davanti al plotone di giornalisti fra cui la mamma, che avrebbe voluto farle mille domande, ma ha optato per un sano silenzio, dopo il suo amorevole «se mi chiedi qualcosa ti uccido».

Che fare? Sperare solo che non si faccia male e che tutto finisca con un bel sorriso, suo, ma anche di Denise, di Manuela, di tutte le 10 azzurre oggi al via di questa importantissima stagione olimpica.

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