RomaLe parole sono apparentemente sobrie, ma la testata scelta non è neutrale, il momento politico effervescente. E così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che parla allUnità dalla sua villeggiatura di Stromboli diventa lultimo rovello politico della stagione più difficile del governo Berlusconi. Diventa un protagonista. Subisce quel che cera da aspettarsi con un intervento insolito con botta e risposta alle domande, su un quotidiano antigovernativo, il giorno 13 di un agosto burrascoso: limmediata strumentalizzazione da parte di chi non aspettava altro, i fan sparpagliati del fatidico governo tecnico che si vorrebbe mettere in piedi pur di mandare a casa Berlusconi, e che ora vedono nellinconsueto intervento del presidente della Repubblica una stampella solida a sostegno delle loro teorie. Il capo dello Stato adesso da «arbitro» rischia di «muoversi come un giocatore», e quindi di «condizionare il gioco», ha fatto notare addirittura Antonio Di Pietro, lunico a non accodarsi, ieri, alla distesa di tappeti rossi che nellopposizione hanno apparecchiato per Napolitano alla lettura dellUnità.
Dalle colonne del giornale fondato da Antonio Gramsci linquilino del Colle invoca una tregua delle «polemiche e contrapposizioni esagerate» e si chiede «quali possano essere le conseguenze per il Paese» e per la ripresa economica con un eventuale «durissimo scontro elettorale». Chiede la cessazione di «una campagna gravemente destabilizzante» volta a «delegittimare il presidente di un ramo del Parlamento», e dunque indirettamente allude al Giornale e allinchiesta sulla casa di Montecarlo di Fini, difendendo il presidente della Camera.
Ma soprattutto, pur non volendo entrare nel merito del «conflitto politico», precisa che compirà «tutti i passi che la Costituzione e la prassi a essa ispiratasi chiaramente dettano» nelleventualità in cui la maggioranza dovesse venir meno in Parlamento. E dunque non lo scioglimento delle Camere, ma la verifica di una nuova maggioranza. Questa frase, in particolare, nel Pd è stata letta come un segnale di via libera al governo ponte, un «no» alle elezioni subito come vorrebbe Berlusconi nellipotesi di una battaglia dura dei finiani durante la verifica di settembre: «Berlusconi volente o nolente rispetterà la Costituzione su cui ha giurato», ha esultato acido proprio Bersani. «La Costituzione viene prima di Berlusconi», ha puntualizzato anche lhouse organ di Fini, Farefuturo. Lintervista di Napolitano è arrivata, per coincidenza, nel giorno del nuovo scontro tra Pdl e Fli: le notizie pubblicate dal Giornale sui mobili della casa di Montecarlo hanno scatenato una irritatissima reazione del portavoce della terza carica dello Stato, che parla addirittura di «delirio diffamatorio». La prova di tregua con i finiani sembra dunque per il momento ferma.
A Bersani e ai finiani si sono accodati i nemici del voto dautunno, mentre sul Corriere della Sera il presidente del Senato Renato Schifani ha espresso un concetto piuttosto diverso, anzi, una soluzione diversa: proponendo come Napolitano una strada di pace, ma con un invito diretto ai «falchi» della maggioranza, Schifani ha detto chiaro e tondo che se non si riuscirà a salvare la legislatura per questa via «allora occorrerà andare subito a una nuova legislatura». O maggioranza unita, o alle urne. E con Schifani si sono trovati daccordo tutti gli esponenti del Pdl, contrari al governo di transizione, la «manovra di palazzo», si ripete, per spazzare via Berlusconi dalla scena politica.
Le carte adesso sono scoperte: pace o voto di qua, governo di transizione di là. I due elementi di novità su questo fronte sono rappresentati dal riscaldamento ai box di Luca Cordero di Montezemolo, e la presa di posizione di Nichi Vendola, il governatore pugliese con lambizione di proporsi come uomo guida di tutte le forze di opposizione: «Daccordo sul governo di transizione, ma mai a guida di Tremonti».
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