da Roma
Tutti daccordo nel celebrare i morti di mafia. Ma non su quando farlo. In Parlamento la proposta di legge per listituzione di una «Giornata della memoria e dellimpegno per le vittime delle mafie» ha trovato un ostacolo imprevisto e un po grottesco, se non nascondesse il classico male tutto italiano dellideologizzazione endemica.
La strana partita sullassegnazione di una data alla celebrazione si gioca sui banchi della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, presieduta dal ds Luciano Violante. La proposta nasce da Antonio Licandro, dei Comunisti italiani. Che sostanzialmente chiede listituzionalizzazione di un giorno già utilizzato per commemorare chi è morto per mano della criminalità organizzata. È il 21 marzo, primo giorno di primavera, non una data qualsiasi. È quella in cui lassociazione Libera di don Luigi Ciotti, che nel suo organigramma conta tra gli altri Giancarlo Caselli, dal 96 promuove una giornata che porta esattamente lo stesso nome di quella proposta dal parlamentare comunista. Insomma, se «uniformare» la ricorrenza ufficiale a quella già celebrata da Libera può avere un senso, è anche vero che non a tutti convince lassegnazione di una sorta di «esclusiva antimafia» allassociazione di don Ciotti, considerate le «simpatie» manifestate da questultimo al centrosinistra.
E così, lo scorso 5 giugno, in commissione, lazzurro Gabriele Boscetto suggerisce una data legata al più clamoroso dei delitti di mafia, quello di Giovanni Falcone: il 23 maggio. Scelta analoga a quella che ha fatto coincidere la giornata in onore delle vittime del terrorismo con il 9 maggio, data della morte di Aldo Moro. La proposta alternativa raccoglie adesioni non solo da An ma anche dallItalia dei valori. Ma ne nasce un dibattito, dai toni sempre supercortesi, che pure evidenzia posizioni chiaramente distanti. Violante stesso, per esempio, ricorda che «Giovanni Falcone, che ho conosciuto personalmente, non è lunico magistrato ucciso dalla mafia né lunico che labbia combattuta, laddove Aldo Moro è invece lunico statista assassinato da gruppi terroristici», sposando dunque lipotesi di una data «neutra», quale appunto quella del 21 marzo, pur ricordando che «Libera è solo una delle molte associazioni impegnate sul campo». Se Maria Falcone, sorella del giudice assassinato, si dice rammaricata per i sottili distinguo in merito alla data delluccisione del fratello («il 23 maggio non è una data legata solo a Giovanni ma rappresenta il giorno della rivoluzione della società civile, il momento del riscatto, linizio della vittoria nella guerra alla mafia») Olga DAntona, vedova dellex consulente dellex ministro Bassolino, storce il naso di fronte allipotesi di far coincidere lanniversario della strage di Capaci con la giornata per le vittime di mafia. Lesponente del centrosinistra ha ricordato che la scelta fatta per i morti del terrorismo, che pure lei aveva condiviso, ha finito per «far emergere» solo Moro, «relegando in secondo piano le altre vittime» degli anni di piombo. Di diverso parere Jole Santelli. Lex sottosegretario alla Giustizia di Forza Italia, pur sostenendo la proposta di legge, dichiara di preferire la data del 23 maggio, al pari di Domenico Benedetti Valentini, di An, e del deputato dipietrista Carlo Costantini. Insomma, non ci si mette daccordo. Il dibattito viene aggiornato con una richiesta di riflessione per addivenire a una soluzione condivisa. Ma i rinvii si moltiplicano, sempre giustificati dal mancato compromesso su una sola data. E il «partito» del 21 marzo, però, prova a serrare le fila.
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