Il "giorno dell’ira" finisce in rissa di quartiere

Botte da orbi a Ramallah, in Cisgiordania, tra i fedelissimi di Meshaal e di Abu Mazen. E nei Territori la sollevazione dei palestinesi sperata da Hamas non c’è stata. Sfilano in migliaia ma le proteste fanno più rumore che danni

Il "giorno dell’ira" finisce in rissa di quartiere

Gerusalemme - La bambina, bellissima, nera, riccioluta, vestita come una bambola, regge tra le braccia una bambola vera adagiata su un lettino. Ci vuol poco, però, a capire che quello non è un lettino e che quella non è una bambola normale. Basta che la telecamera di Al Jazeera molli per un momento la faccia della bambina che sembra una bambola e scenda al volto della bambola vera, per capire qual è il messaggio. La bambola è infatti una bambina morta, il volto insanguinato, l'abitino da sposa sporco di terra e di sangue. Anche il lettino, a ben vedere, non è proprio un lettino. È una bara preparata con cura, perfetta nei dettagli.

Come sempre, quando si tratta di soffiare nelle trombe della propaganda, ognuno fa quello che può. E pazienza se la decenza, il buon gusto vengono travolti o calpestati e il grottesco che è sempre in agguato trionfa. Importante è il risultato. Chi sono dunque gli orchi che ammazzano (non è che poi se li mangiano, anche?) i bambini? Chi sono i lupi mannari che anche ieri mattina, a Khan Yunis, a sud di Gaza, hanno infilato nei loro spiedi i tre fratellini Al Astal, età fra i sette e i dieci anni? I cattivi sono gli israeliani, come sempre.
Alla rudimentale propaganda palestinese, Israele risponde in modo non meno rustico. Così, oltre al solito campionario di bombe, la «cara popolazione di Gaza» ieri si è vista recapitare dal cielo migliaia di volantini che invitano i bombardati a fare la spia, segnalando dove sono i covi e i magazzini di armi di Hamas.

Quella di ieri doveva essere la Giornata della collera, indetta da Hamas per rispondere all'uccisione crudele di Nizar Rayan, pezzo grosso dell'organizzazione eliminato insieme alle sue quattro mogli e a dieci dei suoi 12 figli (a proposito: vista l'esperienza passata, non sarebbe stato prudente mettere una certa distanza fra sé e le donne e i ragazzi?) . Doveva essere il «giorno dell'ira», si diceva; ma visti i risultati, sarebbe forse più opportuno parlare di «giornata del disappunto». Non che a Hebron, a Nablus e nei Territori siano mancati i cortei, le sassaiole, le bandiere bruciate, i candelotti lacrimogeni, gli slogan tremendi e le minacce sanguinose.
A Ramallah, come al solito, è finita in rissa tra esponenti di Al Fatah, accusati di intelligenza col nemico, e sgherri di Hamas (spari in aria della polizia palestinese, per sedare il tumulto) mentre a Gerusalemme (dove l'accesso alla Spianata delle moschee era ristretto ai residenti di oltre cinquant'anni) sono volate solo parole grosse tra manifestanti e polizia. Ma insomma, chi ha una certa consuetudine con questi scenari sa che non si è mai andati oltre la normale amministrazione. Altro che «terza Intifada». Altro che inizio di quella sollevazione di popolo nei Territori sulla quale contava Hamas; altro che apertura di un «secondo fronte» vicino al cuore di Israele.

Il meteo, in queste giornate di caccia all'integralista, ha un’importanza strategica. Un’occhiata di sole, e i piloti della caccia israeliana si sono rimessi in azione, ieri mattina, centrando a Gaza la casa di Mohammed Matouk, alto papavero di Hamas che a giudicare dalle esplosioni secondarie della sua casa viveva in una specie di santabarbara. La prudenza aveva tuttavia consigliato a Matouk di passare la notte fuori casa. Quattro razzi partiti da Gaza hanno invece ferito in modo lieve due abitanti di Ashkelon.
L'invasione di terra, che la diplomazia internazionale cerca in queste ore di scongiurare, non è stata per nulla accantonata. «L'opzione è posposta», dice ermetico un portavoce dell'esercito. L'accesso ai giornalisti è ancora impedito, mentre chi è a Gaza, e se lo può permettere, se ne va. Quasi quattrocentocinquanta cittadini che avevano un passaporto straniero da sventolare sono transitati ieri mattina dal valico di Herez lasciandosi morte e distruzione alle spalle. Stranieri sposati con palestinesi, o figli nati da matrimoni misti e perciò muniti di doppia nazionalità.

Hamas, naturalmente, giura vendetta, attacchi suicidi compresi, dice Ismail Rudwan, portavoce del movimento. Ma è innegabile che la sua capacità militare si è di molto ridotta da mesi a questa parte.
L'operazione Piombo fuso continua nel frattempo a riscuotere il consenso della popolazione israeliana.

Ottanta israeliani su cento, stando a un sondaggio pubblicato da Maariv, sono d'accordo con la scelta del governo. Ma solo 42 su cento si dicono convinti della necessità di un attacco di terra. Il 40 è invece più tiepido, e pensa che basti il «piombo fuso» di queste giornate a piegare gli integralisti.

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