nostro inviato a Fiuggi
Si chiude la Festa di Fiuggi e il box-office segna il tutto esaurito. Un successo in termini numerici consacrato da unaffluenza di circa 5mila simpatizzanti «udiccini» nellarco di quattro giorni. Una mini-invasione benedetta dal settore alberghiero locale che non ricordava unaffluenza simile dai tempi della storica svolta di An, consumata sempre nella cittadina termale laziale. Cè chi chiama in causa l«effetto Pier Ferdinando», sottolineando lappeal della presenza assidua e continua di Casini tra gli stand. E chi spiega che cè stato un grande lavoro dei veneti, dei romani e dei laziali per convocare le truppe in un momento in cui il partito - in cerca di identità e desideroso di scrollarsi di dosso quella che qualcuno chiama «lingessatura berlusconiana» - sentiva la necessità di fare un bagno di folla.
Naturalmente, come sempre accade, non è oro tutto quel che luccica. Il Casini impegnato nella sua battaglia di emancipazione dal cono dombra berlusconiano stupisce il suo stesso popolo. Il leader che, tolta definitivamente la grisaglia presidenziale, scende nellarena e, dichiarazione dopo dichiarazione, si sforza di logorare le gerarchie consolidate della Cdl distribuendo stoccate verso il maggiore azionista del centrodestra e gelo verso lex sodale Gianfranco Fini provoca applausi pubblici e preoccupazioni private. Lapertura di una sempre più decisa concorrenza al centro - una partita che si gioca sulleredità politica di un Silvio Berlusconi che, al contrario, tutto vuole fare meno che appendere le scarpe al chiodo - è unimpresa ambiziosa e costellata da mille rischi. E i dirigenti, ma soprattutto la base del partito, non perdono occasione per farlo notare.
Lo stesso Casini ammette che gli capita spesso che i militanti lo fermino per strada e gli chiedano: «Onorevole, ma non è che vuole buttarsi a sinistra?». La sua replica standard è: «Ma va, non date retta a quel che scrivono i giornali». Ma è chiaro che lelettorato fatica a capire quale bussola stia seguendo lex presidente della Camera, coinquilino della Casa delle libertà e al tempo stesso separato in casa con Berlusconi con il quale da settimane comunica soltanto attraverso lalto ufficiale di collegamento Gianni Letta. Non è un caso che la Festa di Fiuggi abbia battuto con forza su un messaggio: quello della solida appartenenza dellUdc al centrodestra, ribadita a volte anche con toni rabbiosi proprio per scacciare via le perplessità di un elettorato desideroso di chiarimenti e rassicurazioni.
È chiaro, però, che la base del partito aspetta fatti concreti. Ad esempio vuole verificare il comportamento in Parlamento. Cè chi dice che deputati e senatori, al di là delle dichiarazioni ufficiali, siano pronti a fare opposizione dura e non siano molto entusiasti dellapproccio morbido predicato sulla Finanziaria. Ma i nodi più intricati per Casini e Cesa sono soprattutto quelli sul territorio. Le fughe di piccoli dirigenti e portatori di voti verso il partito di Clemente Mastella non mancano. Soprattutto al Sud. Cè la crisi dellUdc campana sotto la pressione incrociata di Udeur, Margherita e Dc di Gianfranco Rotondi. E analoghi problemi ricorrono anche in Calabria e Puglia dove il sistema di potere del centrosinistra funziona come polo attrattivo. Al Nord, invece, cè una forte attenzione per il futuro partito unico del centrodestra ed è più forte la pressione per ricucire con gli alleati e mettere da parte qualche punta di velleitarismo. E poi cè lala che da sempre intrattiene buoni rapporti con Berlusconi che certo non accetta di buon grado le fughe in avanti. «Non possiamo essere sui giornali tutti i giorni soltanto per le polemiche interne al centrodestra» attacca Carlo Giovanardi. «Bisogna fugare i troppi dubbi seminati tra iscritti, simpatizzanti ed elettori che ci chiedono unopposizione rigorosa».
Lex ministro non si limita alle parole. Giovanardi sta preparando un documento firmato finora da 16 consiglieri nazionali con cui chiederà a Casini di «dire basta alle ambiguità». «Il linguaggio di rottura ci fa del male» spiega. «Lo sconcerto sta salendo, la base ci chiede se vogliamo ristrutturare la casa o demolirla. Finora ci sono state troppe fughe in avanti». In qualche modo, la risposta arriva dal discorso con cui Cesa chiude la festa di Fiuggi. Se vuole tornare a vincere - è il ragionamento del segretario dellUdc - il centrodestra deve cambiare «da cima a fondo», compresa la «leadership» che non può essere «immutabile». Ma Giovanardi sembra non vederla così. «Quella contro Berlusconi - dice - sta diventando una vera ossessione.
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