«Il giovane Holden» di Faenza non riesce ad appassionare

Con un titolo così non sarà facile portare gli spettatori in sala a fine febbraio 2012. Certo il nuovo film «americano» di Roberto Faenza è tratto dall’omonimo bestseller di Peter Cameron Un giorno questo dolore ti sarà utile, un romanzo di formazione che sul grande schermo diventa, diversamente da quello che si potrebbe immaginare, una commedia di costume, a tratti spiritosa ma anche malinconica. Una presa in giro d’un certo ambiente radical-chic newyorchese con protagonista il diciassettenne James orgoglioso di essere diverso dai suoi coetanei: negli interessi, nella visione del proprio futuro, nella sessualità... I personaggi sono sopra le righe e parecchio stereotipati come, ad esempio, la madre nevrotica titolare di una galleria d’arte e di vari matrimoni o la nonna anticonformista (due grandi attrici premio Oscar: Marcia Gay Harden e Ellen Burstyn).
Roberto Faenza, con un cast tecnico quasi tutto italiano, ce la mette tutta per riuscire a creare nello spettatore un’empatia con il giovane James (perfettamente interpretato da quella faccia da schiaffi di Toby Regbo).

Ma non è colpa dell’eclettico regista di Silvio Forever se proprio non riusciamo ad appassionarci all’epocale dilemma cardine del film posto dal ragazzo, indeciso se dopo l’estate andare all’università o comprare una casa in campagna (tanto che vuoi che siano centomila dollari...) per leggere tanti libri e fare il falegname. E qualche eretico l’ha pure paragonato al giovane Holden di Salinger.

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