Girasoli e fagioli, i regali di Onna alla Merkel

nostro inviato all’Aquila

I regali sono quel poco che la terra e la forza possono offrire. Gli omaggi piccoli e provvisori come i gerani infilati sui balconi di legno appena costruiti delle casette di Onna, i girasoli che i trecento abitanti rimasti hanno deciso di comprare per Angela Merkel «perché hanno i colori della Germania». E soprattutto il fagiolo biancotondo, che ieri ha avuto la sua gloria, il secondo regalo per la Cancelliera, il futuro per questo piccolo borgo piegato su se stesso, coperto di macerie.
Dicevano che gli importava ben poco, dei Grandi, a questa gente ferita e arrabbiata, stanca. Ma a Onna tutta la tendopoli ha aperto le case di tela per vedere la tedesca Merkel. All’Aquila la città ha chiuso, molta gente se n’è andata. Però dalle 2 una donna di Roio è rimasta ad aspettare il suo Obama davanti all’edicola di via Corrado IV. Un piccolo gruppetto si è radunato intorno alle cinque del pomeriggio. Poi sono stati fatti tutti scendere, nel punto in cui alcuni ragazzi hanno mostrato il cartello «Yes we camp», ironia sul «Yes we can» di Obama. Piccola protesta, però poca polemica.
L’impressione, tra la gente comune, è stata quella di una piccola semplicità, di una forza, che si è trasmessa come un flusso potente da questa gente disperata ai Grandi della terra. Le parole dei leader sembravano fatte della stessa energia di quei regalini da niente. La Merkel si è rivolta alle donne di Onna dicendo: «Siate forti, Onna riparte da voi». Obama, nel centro dell’Aquila con Berlusconi, ha ripetuto: «Vi sono vicino», al momento della foto si è abbassato all’altezza di Stefania Pezzopane, la presidente della provincia, per non farla sentire in imbarazzo. E al governatore Gianni Chiodi ha detto: «Che Dio ti benedica per quello che stai facendo». «E io gli ho risposto - racconta ridendo Chiodi in serata - che Dio benedica te, per gli impegni che devi affrontare!». Semplicità e forza: quella dei Vigili del fuoco che anche ieri accompagnavano i residenti a recuperare gli oggetti dalle case. Da loro, dalla postazione dei pompieri di Genova e Reggio Calabria, sono passati Obama con la sua jeep e la scorta di uomini armati seduti nei bagagliai, i canadesi con il premier Stephen Harper, i primi, alle 9.30 del mattino. E i vigili del fuoco sempre a lavorare con il taccuino, a scortare gli aquilani. Come i colleghi che non hanno mai smesso di puntellare il tetto della chiesa delle Anime Sante. E a loro, gli instancabili di questa tragedia dell’Aquila, si è rivolto Obama, con la sua stretta di mano forte e calda: «Avete fatto un gran lavoro, un grande lavoro».
«Silvio Berlusconi - ha commentato a caldo il premier britannico Gordon Brown - ha fatto la cosa giusta a portarci in questo luogo in cui abbiamo potuto vedere le devastazioni del terremoto e gli sforzi per ricostruire».
La forza, avrà pensato Obama, e il premier russo Medvedev, e il giapponese Aso, dell’edicolante Maurizio Filippi, il primo a riaprire dopo il terremoto del 6 aprile e l’unico a tenere aperto oltre piazza d’Armi nei giorni del G8. Nessuno degli agenti, forse per tenerezza, l’ha fatto allontanare al passaggio di Obama, non gli hanno fatto chiudere l’edicola. A Onna Franco Papola di Onna Onlus fa parte della delegazione di cittadini che ha incontrato Angela Merkel: «Le abbiamo regalato i fagioli perché ci ricordano Onna com’era prima». Il fagiolo dalla pelle sottile, dice Elisabetta, che sta fondando l’associazione ad hoc, che «gli anziani hanno ripreso a coltivarlo».

Qui a Onna la Germania ricostruirà la chiesa e la scuola, il Giappone invece penserà a un nuovo centro sportivo per l’Aquila e alla sala della musica. Il Canada dà 4 milioni e mezzo per il campus universitario. E l’America, ha promesso Obama a Chiodi, penserà «all’università e ai monumenti», perché «i giovani sono il futuro».

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