
Si presenta con il volto più disteso Beppe Sala, riesce anche a sorridere, e a ripartire. Ieri in giornata non ha perso occasione di dare una "zampata" trascrivendo la nascita di bambine e bambini - ha scritto ieri sulle sue pagine social postando una foto con una coppia di mamme e dei loro figli - a due mesi dalla storica sentenza della Cassazione".
Primo incontro pubblico all'indomani della bollente seduta del Consiglio comunale ieri mattina: inaugura lo spazio SmartCityLab, nato su un'ex area industriale dismessa di proprietà del Comune di Milano, che è stata "rigenerata", tanto per usare una parola che brucia sulla lingua ma che lo stesso sindaco di Milano non esita a pronunciare. Poi Sala si lancia in un panegirico sul Modello Milano: "Milano si è rigenerata in molti quartieri, i critici vorrei portali a vedere ogni luogo di rigenerazione milanese con una foto di qualche anno fa e vedere cosa è diventato e chiedere loro se era meglio prima o adesso - ironizza -. Abbiamo fatto un percorso per rendere la città non solo più bella, ma anche per andare incontro all'esigenza primaria di una città dove la gente vuol venire a vivere e trovare lavoro".
Impossibile negare gli "effetti collaterali" dello sviluppo accelerato: "Un rischio di esclusione c'è, è un rischio che non si può correre". In sostanza: le radici del Modello Milano sono l'alleanza pubblico privato che è ciò che fa andare avanti la locomotiva d'Italia.
Venendo alle note dolenti, ovvero le dimissioni dell'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, il nodo da affrontare ora è il suo successore. Le deleghe sono state affidate "temporaneamente" alla vicesindaca Anna Scavuzzo. Contrariamente a quanto annunciato in consiglio le 24-48 ore è chiaro che non basteranno: "Non voglio prendere una decisione con un'urgenza che può portarci anche a fare riflessioni sbagliate", ma la sensazione è che l'incarico sia già stato rifiutato dai tecnici contattati: Elena Granata, docente di Analisi della città e del territorio al Politecnico di Milano, Gabriele Pasqui, direttore del Dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico e Simone Dragone, ex presidente di MM. Quello che pare certo è l'enorme difficoltà a trovare qualcuno che sia disponibile a metterci la faccia e a sedersi sula poltrona più bollente d'Italia. Tanto che una possibilità potrebbe anche essere quella di trasformare il "temporaneamente" in permanente, ovvero lasciare a Scavuzzo le deleghe fino alla fine del mandato "vivacchiando", nonostante le dichiarazioni di intenti fino a fine mandato. O anche prima, magari pensando di arrivare all'inaugurazione delle Olimpiadi e poi lasciare, di concerto con gli alleati. "Le mie dimissioni non avrebbero fatto comodo però a nessuno, né al centrosinistra ma neanche al centrodestra - osserva Sala -. Tutti parlano, ma tenersi sulle spalle una situazione così pesante non so chi l'avrebbe fatto in questo momento". Per non dire che le due coalizioni non si aspettavano certo di dover scegliere a luglio il candidato per le comunali del 2027.
"Il rapporto col Pd è solido ed è un rapporto che rimarrà solido, se non ci sarà nessuna delle due parti che penserà di poter cambiare le regole di ingaggio che abbiamo sempre avuto" ha risposto il sindaco, ma sembra abbastanza evidente già come la sinistra sia divisa e ancora di più lo sarà a settembre, alla prima grande prova, cioè il voto sulla vendita del Meazza. Con sinistra radicale e ambientalisti e alcuni esponenti dello stesso Pd che la delibera non la voteranno. "Le voci critiche poi alla fine derivano dalla componente dei Verdi - ha specificato Sala liquidando la questione - è sempre stato così.
Per il resto mi pare invece che questa situazione possa portare a un rafforzamento della maggioranza, io la vedo così". Ci pensa il capogruppo Pd in Regione Pierfrancesco Majorino a mettere i puntini sulle i: "Sullo stadio serve una riflessione seria. Saggio non votarla ora". Forse Sala dovrebbe passare agli occhiali.