Fabrizio Lauria
Il 5 luglio sarà l'unico italiano tra i 25 partecipanti alla Manhattan Island Marathon Swim: 46 chilometri a nuoto circumnavigando il nucleo storico di New York.
Mauro Giaconia è un ragazzone di 37 anni. Nato a Palermo, oggi abita a Ravenna, dove lavora per un gruppo bancario. Da una costa all'altra lo ha accompagnato una passione del tutto particolare: sottoporsi a prove durissime di nuoto "endurance". D'altronde l'acqua è un po' il suo elemento naturale e Mauro, in piscina come in mare, non si è mai fatto mancare nulla, partecipando a ultramaratone di 12 (ma anche 24) ore di nuoto non stop e spingendosi in imprese come la traversata dello stretto di Gibilterra.
Sarà perché ha sempre vissuto a contatto con il mare che Mauro considera l'acqua il suo elemento naturale e ogni giorno, prima e dopo il lavoro, si tuffa in acqua per prepararsi a gare che hanno dell'incredibile. Eppure lui ama presentarsi come "una persona normalissima, costretta a incastrare la propria passione sportiva tra impegni lavorativi e le incombenze di un uomo qualunque: non sono mai stato un agonista di livello, né mi sono mai allenato con metodi professionali".
Con quali obiettivi si presenta al via di un'ultramaratona come quella della Grande Mela?
"Il tempo limite per completare il percorso è di nove ore e mezza. Io punto giusto ad arrivare al traguardo, perché considero già un successo l'essere stato selezionato tra i 25 nuotatori da tutto il mondo invitati a questa storica competizione: le prime edizioni risalgono agli Anni '40, ma solo da 20 anni è considerata a livello ufficiale".
Cosa teme di più? La distanza o il campo gara?
"Il chilometraggio non può farmi paura perché sono abituato a coprire distanze anche maggiori, come Ustica-Palermo (70 chilometri, ndr). Il problema sarà l'acqua fredda: le previsioni indicano una temperatura di circa 16 gradi. In più per me sarà un po' strano perché in mare di solito sono abituato alle traversate in solitaria".
Certo che non capita tutti i giorni di osservare Manhattan da un punto di vista così particolare...
"Non nascondo che la cosa in sé è davvero affascinante. Mi spaventa però il pensiero della cornice mediatica che avrà la gara: non sono abituato ad avere un pubblico. Se dovessi vedere troppa gente affacciata ai ponti più famosi della città temo di potermi irrigidire: a quel punto i crampi sarebbero in agguato".
I Giochi di Pechino saranno i primi con la 10 km di nuoto in acque libere nel calendario. Qui si tratta però di distanze di molto maggiori: come si prepara una gara così estrema?
"Non esiste un allenamento specifico. Per quanto ci si possa preparare, dopo sei o sette ore il fisico crolla, e a quel punto si può continuare solo facendo appello alla propria forza di volontà. Si può dire che la mia gara inizierà nel momento in cui inizieranno i problemi: è questo che mi gasa".
Però si sarà avvicinato in modo particolare a questa manifestazione.
"In inverno ho disputato le mie solite gare di 12 o 24 ore in Germania, dove questa specialità ha un certo seguito.
Un passatempo impegnativo...
"Già, ma per fortuna ho una compagna che segue, supporta e... sopporta la mia passione".
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