Il gup Clementina Forleo ha rinviato a giudizio 14 persone accusate di abuso d’ufficio, falso e truffa ai danni della Regione Lombardia, con l’aggravante di aver favorito l’attività di un’organizzazione di stampo mafioso in relazione a un appalto per la ristrutturazione del reparto di malattie infettive dell’Azienda ospedaliera di Varese. Tra questi, anche l’attuale direttore generale dell’assessorato regionale alla sanità, Carlo Lucchina, all’epoca dei fatti direttore generale dell’ospedale.
Il gup, dunque, ha accolto invece la richiesta di rinvio a giudizio dei pm Claudio Gittardi e Fabio Napoleone. Oltre a Lucchina, vanno a processo il suo successore alla guida dell’ospedale, Roberto Rotasperti, gli ex direttori amministrativi Mario Noschese e Sergio Tadiello, e altri due funzionari dell’azienda. In sostanza, i dirigenti sono accusati di aver illecitamente consentito alla ditta Russello di Gela di subentrare nel 2001 alla Scuto per la realizzazione di lavori finanziati dalla Regione. Secondo i pm, nel passaggio di consegne non sarebbero state eseguite le verifiche antimafia sulla ditta subentrante, nonostante il titolare, Fabrizio Russello pure imputato in questo processo, fosse già finito sotto inchiesta due volte per associazione a delinquere di stampo mafioso. Inoltre, nel dicembre 2002, in contrasto con la legge Maroni, sarebbe stata approvata una variante al progetto senza i pareri dell’ufficio territoriale, dell’azienda ospedaliera e soprattutto senza l’autorizzazione della Regione.
«Già cinque anni fa - commenta il governatore Roberto Formigoni - abbiamo scelto Lucchina per un rapporto fiduciario e di stima che in tutto questo periodo è stato confermato».
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