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Il giudizio sulla sfida influenzato dal pressing dei leader ulivisti

Il presidente della Camera: «Partito unico? Non perdo tempo a parlarne ora»

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Gian Maria De Francesco

da Roma

L’onda lunga della comunicazione ha ribaltato i rapporti di forza in campo tra Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Più che l’artefatto big match televisivo alla fine ha pesato maggiormente la differente capacità dei due schieramenti, Casa delle libertà e Unione, di esporre al pubblico le loro convinzioni sul duello.
Se il centrosinistra ha saputo sfruttare quello che gli americani chiamano «effetto spin», ossia convincere il pubblico della bella figura del Professore dinanzi alle telecamere attraverso dichiarazioni mirate, il centrodestra ha agito alla stessa stregua di Tafazzi, il personaggio noto per le bottigliate che si infligge al basso ventre. Le dichiarazioni di Pier Ferdinando Casini («Un’occasione mancata, un dibattito del passato e sul passato») e di Gianfranco Fini («È stato un eccesso dare l’impressione che tutto vada bene») all’indomani della kermesse così come i silenzi e le mezze frasi di altri autorevoli esponenti della Cdl potrebbero pesare sulle intenzioni degli indecisi più del «faccia a faccia» stesso.
I sondaggi parlano chiaro. Nella prima rilevazione effettuata dall’Istituto Piepoli al termine del duello tv su un campione di 130 persone era emerso un sostanziale pareggio. Il 38% riteneva che avesse vinto Prodi, il 35% Berlusconi e il 27% aveva scelto l’opzione «alla pari». Ma c’è di più: il gradimento dei due leader politici dopo la trasmissione era identico (38% per entrambi). Nella giornata di mercoledì sono stati pubblicate le ricerche della Swg (42 a 35 per Prodi), di Ipr Marketing (50 a 44 per Prodi) e di Coesis (52 a 48 sempre per Prodi). Ieri un’altra sorpresa: Tns Abacus ha reso noti i risultati di un sondaggio realizzato mercoledì 15 marzo tra le 11.00 e le 14.30 su un campione di 600 persone. Per il 44% degli intervistati ha prevalso il Professore, per il 28% si è trattato di un pareggio e solo il 23% ritiene che abbia vinto Berlusconi.
«Siamo stati a lungo indecisi sulla pubblicazione del sondaggio - spiega al Giornale Carla Natali, direttore del settore socio-politico istituzionale di Tns Abacus - perché i risultati della nostra ricerca evidenziano che c’è stato un effetto di trascinamento a favore di Prodi rispetto al sostanziale pareggio mostrato dalle prime rilevazioni». Ed è proprio all’ora di effettuazione del sondaggio che bisogna guardare per comprendere il fenomeno che ha portato a una percezione generalizzata di una vittoria dell’Unione. Alle 14.30 di mercoledì i leader e gli opinion maker del centrosinistra avevano già dato il loro ok: da Piero Fassino e Massimo D’Alema a Francesco Rutelli e Fausto Bertinotti. Chi aveva parlato a favore del premier alle 14.30 di mercoledì? Oltre agli esponenti di Forza Italia sulle agenzie si segnalavano solo gli interventi di Gianfranco Rotondi e di Alessandra Mussolini.
«Non oso pensare che cosa accadrebbe se rifacessimo il sondaggio - aggiunge Natali - dopo le dichiarazioni di Fini e di Casini che sono state rilasciate quando avevamo già terminato. Il risultato per Berlusconi sarebbe stato ben peggiore. Questo è un dato da tenere presente per il prossimo confronto del 3 aprile perché la comunicazione di coalizione è in grado di rafforzare o indebolire i messaggi provenienti dal dibattito».
Anche in questo caso i dati Abacus sono eloquenti. Se il 9 marzo il 18% degli italiani riteneva che il match tv avrebbe avvantaggiato Berlusconi e solo l’11% lo riteneva fondamentale per Prodi, a sei giorni di distanza le parti si sono invertite, per il 22% ha avvantaggiato il Professore e solo per il 9% ha giovato al Cavaliere. Di una cosa, però, gli italiani sono convinti: solo l’8% pensa che Berlusconi abbia potuto approfittare di regole stringenti per il confronto televisivo, mentre il 20% le ritiene favorevoli a Prodi.
Per ora non ci sono riflessi sulle intenzioni di voto.

L’ultima rilevazione dell’osservatorio politico Tns Abacus per Sky Tg 24 (interviste effettuate il 13 marzo) dà il centrosinistra sempre in vantaggio del 3,5% sulla Cdl (51,5% a 48%), ma rispetto alla settimana precedente si registra la perdita di un punto della Margherita (9,5%) a favore di Rosa nel Pugno, Pdci e Italia dei Valori e il massimo di Forza Italia dall’11 gennaio con il 22,5% delle preferenze.

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