Giuliana De Sio: «Nel Laureato divento una donna nevrotica»

La seducente attrice è al Nuovo di Milano nella celebre commedia: «La mia Mrs. Robinson è una persona insicura»

da Milano

Se guardarla è un piacere per gli occhi, ascoltarla è un piacere dell'intelligenza. Perché Giuliana De Sio parla del suo lavoro, dei personaggi che ama e dei registi con cui collaborerebbe volentieri con la paziente indulgenza e il rigore analitico di un autentico ricercatore. Tanto che viene spontaneo chiederle da cosa derivi questo amore ossessivo per la parola giusta, la collocazione precisa e inequivocabile, il problema messo a fuoco con tanta incisiva prontezza. Non glielo nascondo e, in risposta, mi fa eco la sua squillante risata di fronte alla quale tuttavia non disarmo.
Sia sincera, Giuliana: interrogarsi a fondo come fa lei è una dote naturale o un bagaglio acquisito?
«Sono una donna che per comprendere il mondo ha continuamente bisogno di scoprire angoli inediti di se stessa. Ed è per questo motivo che, da trent'anni a questa parte, mi affido alla psicanalisi: un percorso scientifico cui dovrebbe sottoporsi ogni essere umano che intenda migliorare il suo rapporto col prossimo».
È questo atteggiamento che la guida nella scelta dei copioni da rifiutare o, all'opposto, da privilegiare?
«Assolutamente. Soprattutto per quanto riguarda il teatro. Il cinema e la fiction sono un'altra cosa».
Come mai?
«Sul grande e sul piccolo schermo quel che conta è l'immagine. Non devi risultare opaco, ma trasparente per accogliere in te, come in uno specchio, il riflesso di chi ti vede da lontano. Mentre in teatro... ».
In teatro?
«Sul palcoscenico quello che conta è il corpo, il gesto, il movimento. Prenda mrs. Robinson, il personaggio che interpreto nel Laureato, lo spettacolo tratto dal film di Mike Nichols attualmente in scena a Milano: una bella signora che non sa quale sia il suo posto nel mondo e ricorre al sesso e all'alcol come a un antidoto. Per essere credibile, io devo mostrare alla platea il vero volto di una nevrosi come la sua. E lo faccio più nascondendomi che mostrandomi».
In che senso, scusi?
«Sono i piccoli gesti quotidiani quelli che rivelano l'insoddisfazione dell'individuo. Per questo la mia signora Robinson appoggia il bicchiere in un certo modo, ride sempre a sproposito e si rifugia nell'ironia e nel sarcasmo quando i giochi sono fatti e non le resta che firmare la resa».
Una scelta, la sua, largamente premiata dal pubblico...
«E anche da mr. Brooks, il produttore americano della riduzione scenica del Laureato. Che, bontà sua, dopo aver visto lo spettacolo mi ha detto: "Sei molto più brava di Kathleen Turner che l'ha fatto a Broadway"».


Mi congratulo. Ma... e la televisione?
«Ci torno prestissimo col seguito, ad aprile, di Caterina e le sue figlie. Perché io amo la fiction. È il più grande veicolo di emozione popolare che esista nello show business, non trova?».

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