Milano - I listini mondiali stanno rispondendo in modo «isterico» alla crisi economica americana, ma «vista la violenta correzione subita dalle quotazioni, la prossima primavera l’attuale fase negativa potrebbe essere già un ricordo»: l’amministratore delegato del gruppo Azimut, Pietro Giuliani, consiglia agli italiani che hanno investito in Borsa di mantenere i nervi saldi davanti allo spettro della recessione americana. «Il danno ormai è fatto», sottolinea al Giornale Giuliani, evidenziando come situazioni come l’attuale possano invece offrire l’occasione a quanti si sono affidati ad altre tipologie di investimento di «avvicinarsi poco alla volta alle azioni». Visto che sui listini ci sono società che hanno perso molto in termini di quotazioni «senza una ragione oggettiva».
Puntare sulle azioni in queste condizioni significa comunque essere disposti ad assumersi un rischio elevato. Crede che il reddito fisso possa costituire una valida alternativa almeno fino a quando il peggio non sarà passato?
"L’attesa riduzione dei tassi da parte della Federal Reserve potrebbe rendere appetibili le obbligazioni americane e vedo spazio anche per quelle inglesi. Non mi sentirei, invece, di scommettere sulle obbligazioni europee".
Che cosa consiglierebbe a un padre di famiglia che ha a disposizione 100mila euro da investire?
"Ripartirei l’80% di questa somma in parti uguali tra azioni e prodotti di liquidità come per esempio i fondi monetari o quelli flessibili. Il restante 20% lo affiderei, invece, alle obbligazioni statunitensi e inglesi".
Come evolverà la crisi?
"Il mercato è stato snaturato quando per evitare lo scoppio della bolla immobiliare statunitense, le banche centrali hanno bloccato la crescita dei tassi in modo artificiale. Questo intervento ha sconvolto il comparto obbligazionario europeo e quindi anche i rapporti di forza con il fronte azionario. Al momento la situazione è fuori controllo, ma a dicembre non sembravano esserci grosse difficoltà: forse stiamo esagerando".
Molti investitori ritengono insufficiente il piano di salvataggio da 150 miliardi di dollari annunciato da George W. Bush la scorsa settimana, seppure si tratti di misure più incisive di quelle decise dopo l’attacco alle Torri Gemelle...
"Lo spettro della recessione statunitense ha provocato il crollo del settore finanziario e c’è una diffusa convinzione che i Paesi emergenti continueranno a fungere da traino. Secondo me, invece, c’è il rischio che l’Asia smetta di svolgere questo ruolo".
La penetrazione dei fondi sovrani arabi e asiatici nei sistemi finanziari occidentali è stata accolta con una preoccupazione protezionistica da parte del presidente francese Nicolas Sarkozy...
"Credo che i mercati non vadano alterati, devono essere liberi di operare. Per contro, però, costituirebbe un rischio se investitori senza alcuna esperienza di mercato prendessero la guida dell’economia mondiale".
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