Giunta divisa sul «dito medio» di Cattelan Masseroli: «Inaccettabile in piazza Affari»

Qualcuno ha provato a spostare il problema. Da piazza Affari a Palazzo Marino. Ma la scultura con un gigante dito medio alzato che l’artista Maurizio Cattelan dovrebbe esporre da settembre davanti alla sede della Borsa non trova pace e destinazione. Nonostante le rassicurazioni dei giorni scorsi da parte del sindaco Letizia Moratti e all’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory («è un’opera ironica e divertente» ha ammesso), ieri la delibera che doveva dare il via libera alla provocazione studiata in occasione della sua mostra a Palazzo Reale è stata rinviata a venerdì prossimo dopo un acceso dibattito tra assessori favorevoli e contrari. Il più scatenato oppositore è stato Carlo Masseroli, area Cl: «Sono totalmente contrario, è inaccettabile che un Comune come Milano conceda una piazza pubblica per un’opera che sbeffeggia una delle istituzioni della città - ha dichiarato - Carlo Masseroli -. Non possiamo essere così subalterni alle volontà eccentriche di questo artista, se una persona vuole vedere la sua mostra lo può fare pagando il biglietto. Ma Milano non fa il dito medio alla Borsa». Ricorda le polemiche che già scoppiarono nel 2004 per «i bambini impiccati» di Cattelan in piazza XXIV Maggio, e condivide che almeno sia stata esclusa dall’esposizione di settembre l’opera che ritrae un cavallo morto sormontato dalla scritta cristiana «Inri». Pollice verso al dito medio davanti alla sede della Borsa anche dagli assessori Mariolina Moioli, Luigi Rossi Bernardi, Giacomo Beretta, Giampaolo Landi di Chiavenna («Milano ha bisogno d’arte e non di provocazioni, ancora peggio quando non sono neanche artistiche»). E anche il dg del Comune Giuseppe Sala ha giudicato l’operazione sbagliata e un’offesa gratuita ai risparmiatori.
Tentano una via d’uscita i supporter dell’opera, gli assessori Giovanni Terzi, Maurizio Cadeo e Massimiliano Orsatti: «Facciamo autoironia e mettiamola davanti a Palazzo Marino». Secondo Terzi «non possiamo rinunciare a un artista riconosciuto a livello internazionale, Milano non può vivere di oscurantismo». Sulla stessa lunghezza Orsatti: «Se vogliono mettere la città tra le capitali dell’arte contemporanea dobbiamo accettare anche le provocazioni il più possibile, c’era un’immagine blasfema ma è già stata eliminata». E Cadeo: «Se la installassimo davanti alla sede comunale almeno non si arrabbierebbe nessuno». Alla fine, vista anche l’assenza di Finazzer, il sindaco ha deciso di far slittare di una settimana l’approvazione della delibera. Ma non fa un passo indietro: «Ci sarà un dibattito e se ne discuterà, sarà come sempre tutto deciso dalla giunta - afferma - ma io sostengo la delibera, assolutamente. É naturale che l’arte contemporanea provochi sempre polemiche e discussioni, è anche positivo che ci si confronti visto che è sempre arte di rottura e a volte anche di provocazione.

Serenamente, riprenderemo la settimana prossima ma siamo sempre stati capaci di arrivare a delibere condivise». La giunta, chiosa invece il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino, «ancora una volta si mostra totalmente priva di una direzione forte in campo culturale».

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