Daccordo, le vite dei santi fanno audience, tantè che proprio mentre trasmettevano lo sceneggiato in due puntate su San Giuseppe Moscati compariva lannuncio di Chiara e Francesco, ennesima fiction sul Poverello dAssisi (una allanno in media). Ma se le biografie agiografiche «tirano» e se, comè ovvio, sono rivolte a un pubblico familiare (e soprattutto cattolico) da prima serata, che centra una scena di sesso, insistito e senza veli, nella prima puntata del Giuseppe Moscati? I santi sono il contrario del politicamente corretto e di certo non amano che si parli di loro nascondendosi dietro il dito della didascalia «liberamente ispirato a». Questa «avvertenza per lo spettatore» dovrebbe giustificare ogni volo pindarico, ma di fatto finisce col piegare il racconto alle regole più mediocri e banali del narrare per immagini.
Così, si prende un santo, persona per definizione eccezionale, e lo si trasforma in un generico buonista da telefilm dambientazione sanitaria. Ciò accade perché si diffida della capacità di una vita di santo di essere di per sé spettacolare. Il vero Moscati (che, per inciso, portava gli occhiali e non assomigliava a Beppe Fiorello, bensì allattore che fa la parte dellamico-nemico) era uomo da comunione quotidiana, di cui nello sceneggiato non cè traccia. In tutta la prima puntata lo si vede una sola volta in preghiera e, paradossalmente, davanti al «Cristo velato» della napoletana cappella Sansevero, una scultura massonica ed esoterica. Forse si pensa di vendere lo sceneggiato allestero, dove nessuno conosce quella statua? Ma lo stesso può dirsi della figura di S. Giuseppe Moscati, e specialmente allestero.
Il vero Moscati, che fu famoso per linfallibilità delle sue diagnosi, abilità definita «miracolosa» anche dai suoi colleghi razionalisti e atei, usava consultarsi con Dio prima di pronunciarne una. Al contrario, darebbe alla fiction una profondità che potrebbe aspirare al capolavoro. Lo stesso ragionamento vale per lespediente escogitato dai soggettisti per spiegare la scelta celibataria del Moscati: una banale delusione damore. Invece, nella storia vera, lormai illustre cattedratico e scienziato (fu tra gli anticipatori della biochimica) venne chiamato durgenza al capezzale di una donna di malaffare. Era uno scherzo di pessimo gusto che sapeva di poter contare sulla carità eroica del santo, il quale non badava al suo rango e nemmeno alla parcella quando cera da assistere un malato. Quel giorno Giuseppe Moscati si infilò nella chiesa delle Sacramentine e, davanti allimmagine della Madonna del Buon Consiglio, fece voto perpetuo di castità. Ovviamente, si è pensato che la castità non sia «telegenica». E si è persa unaltra occasione per uscire dallusuale piattezza delle trame.
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