Marcello Di Dio
Per tutti i tifosi della Roma, Giannini è il «Principe» per leleganza con cui calcava i campi di calcio. Anche se il suo primo soprannome - come raccontato sul suo sito - era Paperella. Un modo come un altro per sottolineare una sua qualità: quando giocava a pallone, anche nellacqua o nel fango, riusciva comunque a reggersi in equilibrio e a non cadere. In casa giallorossa è stato lultimo grande numero 10 prima dellavvento di Francesco Totti. Primo di tre fratelli, già quando gioca nella squadra della parrocchia la sua fede è romanista. Tanto che ai tempi dellAlmas viene convocato a Milanello per un provino, che va bene ma lui non si vede in maglia rossonera né tanto meno con quella della Lazio, altra squadra sulle sue tracce. E così nel 1980 Giorgio Perinetti, allepoca responsabile del settore giovanile giallorosso, lo porta alla Roma: il presidente Dino Viola per quel promettente calciatore di soli 16 anni stacca un assegno di 40 milioni.
Il suo inconfondibile stile di gioco, quella capacità con il pallone tra i piedi avendo sempre e comunque la testa alzata e gli occhi in cerca del compagno da servire, leleganza della corsa, la saggezza tattica: tutte doti che conquistano Nils Liedholm e che lo fanno diventare in pochi mesi la stella del vivaio romanista. Fino allesordio in serie A, Roma-Cesena del 31 gennaio 1982, la prima di 437 partite in giallorosso tra campionato e Coppe, 75 i gol segnati (il primo alla Juve nel 1985).
In azzurro è il regista preferito di Azeglio Vicini, che si affida alla fantasia del giocatore della Roma sia nellUnder 21 sia nella nazionale maggiore. Ma finita la sua era, si conclude anche lavventura di Giannini con lItalia, complice anche un appannamento nel club. Il rapporto con la Roma sembra essere al capolinea, ma lallora patron Ciarrapico - suo grande estimatore - gli rinnova il contratto. Fiorentina-Roma è lultima sua partita in giallorosso, poi lesperienza austriaca allo Sturm Graz, una fugace presenza al Napoli di Mazzone e quella più positiva al Lecce, dove ottiene la salvezza. I tifosi della Roma lo tradiscono in occasione della partita daddio allOlimpico il 18 maggio 2000: risse, devastazioni e stadio sfregiato dai vandali alla fine del primo tempo, tra gli insulti al presidente Sensi.
I risultati come allenatore sono disastrosi: esoneri a Foggia e a San Benedetto del Tronto, così il Principe tenta anche la strada estera, ma in Romania alla guida dellArges Pitesti dopo una vittoria nella gara di esordio colleziona nove sconfitte di fila.
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