Giusta la fermezza del Polo la responsabilità è dell’Unione

Avere un Presidente della Repubblica eletto senza una maggioranza qualificata rappresenterebbe uno spettacolo di indencenza democratica agli occhi del Paese. Tuttavia la Costituzione, avendo nel proprio statuto previsto questa soluzione, ne legittima l’investitura e quindi in punta meramente “tecnicistica” la cosa è del tutto percorribile e realizzabile. Resterebbe il vulnus politico e di immagine: anche perché se l’Unione dovesse impuntarsi sulla candidatura unica di D’Alema, non è poi detto che nel segreto dell’urna qualche dispiacere non gli derivi anche dai suoi alleati, rendendo la sua investitura ancor più debole. Il Polo fa bene a confermare la propria linea di fermezza: un nome non può essere imposto con una sorta di prendere o lasciare, e se quindi il metodo di dialogo unilaterale scelto dall’Unione è questo, allora che si assuma la responsabilità politica delle relative conseguenze: la Cdl ha fatto sapere per tempo la propria indisponibilità sulla candidatura di D’Alema, fatto questo che avrebbe dovuto spingere una maggioranza responsabile a un’impostazione diversa del confronto, cercando delle serie alternative.

Qualora ciò non avvenisse, non solo ciò paleserebbe la natura coercitiva della sua proposta, ma sarà chiamata a rispondere di un tale atto di fronte all’opinione pubblica, per aver promosso cioè a Capo di Stato una figura che verrebbe percepita non già come uomo super partes, non già quel buon padre di famiglia che accomuna in un unico spirito il popolo italiano, ma rappresentativo di una sola parte.

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