Giusti: «Il Distretto m’è costato due ernie»

da Milano

Quasi sempre, nella vita, bisogna metterci la faccia. Se sei un comico, poi, questa è la regola. Max Giusti la faccia ce la mette sempre, ed è talmente adatta alla risata, da poterla plasmare nelle mille espressioni di un popolo. Italiani più o meno illustri (Malgioglio, Al Bano, Lotito, Biscardi), facce da schiaffi e impuniti, politici, non c'è tipologia che non possa adagiarsi sul faccione di questo trasformista romano. Il 2007 è stato per lui un anno da stacanovismo applicato allo spettacolo: teatro (Mettici la faccia, un successo), tv (Quelli che il calcio, Libero Max), cinema (Nero bifamiliare di Federico Zampaglione), e se vogliamo anche una querela recapitatagli da Stefano Ricucci. «E aggiungiamo due ernie - precisa lui -, rimediate durante la lavorazione di Distretto di polizia». Giusti infatti si racconta in una pausa sul set della fiction di Canale 5, giunta alla settima stagione, arricchita proprio del suo personaggio, il bonario agente Raffaele Marchetti e poche ore prima di ripresentarsi, come ogni domenica, con Simona Ventura.
Ma come, Raffaele Marchetti, non è un tipo da scrivania?
«Sbagliato. In queste ultime puntate ci saranno delle sorprese. Raffaele si butta nell'azione: corse in moto, roba tosta. La fesseria che ho fatto? Non ho voluto stuntmen, ho fatto tutto io. Col cortisone ho preso 5 chili, e spero non si veda che nelle ultime puntate zoppico».
Dunque, chi la ferma più...
«Si, sono molto impegnato, ma per come la vedo io la strada è lunga. Non sono ancora abbastanza bravo per fermarmi. E la mia indole è cambiare, sennò mi annoio. Nello stesso giorno posso essere un poliziotto e poi correre a imitare Malgioglio».
La sua è una stagione di scommesse vinte.
«Penso di sì: la gente mi ferma per strada, mi fa i complimenti. Si sono affezionati ai miei personaggi, che siano Mastella o l'italoamericano Aitano Percuoco, o il buon poliziotto di Distretto. La scommessa più dura era Quelli che il calcio: siamo partiti maluccio, senza Gene Gnocchi, senza i gol, ma domenica scorsa abbiamo fatto il 15 per cento. Era duro non tradire un successo di 14 anni: siamo riusciti a rinnovarci senza svendere l'anima.

Siamo alternativi, dissacranti. E io mi sento importante per questo programma».
Dunque ci resterà per parecchio?
«Spero di si. Così come resterò al Decimo Tusculano di Distretto. Teatro e cinema? Per un po’, mi godo la tv».

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