Sarebbe già triste poter dire: incredibile. Vergogna. Cacciateli. Puniteli. Eppure no, uno sdegnato stupore, qui, per quanto accade nelle nostre aule di giustizia, rischia di apparire pura retorica manichea.
Eccoci allora a raccontare unaltra storia allitaliana, lennesimo esempio del «non fare» (a meno che l«imputato» in questione si chiami Berlusconi) che ci regala ergastolani a piede libero.
Starà festeggiando, preparandosi al nuovo anno fuori dalle patrie galere, Giuseppe Belcastro, 50 anni, nonostante il «fine pena mai» sentenziato dopo un giudizio di primo grado anche dalla corte dAppello di Reggio Calabria. Ma si sa, tutto può cambiare. Condannato al carcere a vita nel marzo 2006, il signor Belcastro - boss della Locride secondo gli investigatori - è stato scarcerato e avviato alla pena alternativa in una casa di lavoro di Sulmona per scadenza dei termini della custodia cautelare. Come è potuto accadere? Semplice: il giudice non ha redatto in tempo le motivazioni della sentenza. Per scriverla ci ha messo 4 anni mezzo. Moltiplichiamo, considerando una semplice riga al giorno: in tutto questo tempo il magistrato estensore, trattasi di tal Enrico Trimarchi, ne avrebbe potute scrivere oltre milleseicento. La storia di una vita.
Eppure la sua eccessiva lentezza era già stato denunciata, in una interrogazione parlamentare lo scorso novembre, da una deputata di Futuro e libertà che aveva chiesto lavvio di unispezione. Tutto inutile. Nonostante il giudice Trimarchi, raccontano fonti giudiziarie, fosse noto per i suoi tempi pachidermici. Tanto che la Procura generale adesso, pare abbia deciso di scrivere alla Corte dappello per segnalare le «gravi anomalie» legate al caso. Il ministro della Giustizia Alfano ha inviato i suoi ispettori. Si apre linchiesta e si chiude la stalla dopo che i buoi sono fuggiti. Tra laltro il famigerato Belcastro non sarà lunico a godere dellapatia burocratica del togato. Con lui si è ritrovato libero Luciano DAgostino, condannato a 15 anni sempre nellambito dellinchiesta sulla «faida di SantIlario».
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