Un Gleijeses dall’animo divino alla ricerca dell’amore perduto

L’attore e regista al Teatro Stabile di Reggio Calabria presenta uno splendido allestimento di «Visioni di Gesù con Afrodite»

Enrico Groppali

da Reggio Calabria

Sorprendente Giuliano Scabia. Si sono appena spenti, anche se sono passati tanti anni, gli echi del Gorilla quadrumano e del bellissimo work in progress Teatro nello spazio degli scontri ed ecco approdare dal lontano'97 (ma in un'edizione riveduta e corretta dallo stesso autore) questa singolare ballata poetica, articolata in varie sezioni che hanno in comune lo sgomento dell'uomo di fronte all'inclassificabile apparizione del Divino, che ha per titolo Visioni di Gesù con Afrodite. In cui il teorico del «teatro povero» gestito nei luoghi deputati al lavoro manuale dell' antico contado si raccomandavano alla ciclica eternità delle stagioni, incontra (ed è una tappa obbligata della sua discesa al centro nevralgico della lotta atavica degli umili a spremere dal suolo i succhi della sopravvivenza) la religiosità popolare. All'inizio dello spettacolo, che si avvale della regia di un Geppy Gleijeses singolarmente ispirato, incontriamo su una «no man's land» do- ve il greto di un fiume (il Giordano?) si affaccia a precipizio sull'acqua un Gesù appena sceso dall'alto dei cieli, sospeso tra la conoscenza e il dubbio della missione che è chiamato a compiere. Mentre scruta, simile a un neonato appena venuto alla luce, gli occhi sgranati dallo stupore sotto il capo ricciuto da cherubino i contrafforti del nostro strano pianeta, il neoCristo prodigioso e sublime di Lorenzo Gleijeses scorge brillare tra le onde frugate dal sole il corpo di Afrodite.
Una casta immagine di divinità agreste avvolta nei veli che galleggia sulle acque della creazione secondo l'ancestrale mito pagano. Richiamata in vita dalla sollecitudine del nuovo Dio, Afrodite si rivela a Cristo nell'assoluta semplicità del desiderio senza individuare nel rifiuto reciso di Gesù la radice di quell'inedito amplesso di ideale fraternità che modificherà il corso del mondo.
Scomparsa la dea che presiedeva alla comunione dei corpi nella semplice trasmissione della vita, scocca l'ora dei Vangeli. O meglio delle sezioni eucaristiche che presiedono alla cronaca del breve passaggio di Cristo in terra scandite in quadri che intendono ciascuno fare storia a sé.


Fino alla toccante rivelazione della Cena di Emmaus che nello spettacolo giunge inattesa dopo una Crocefissione in cui, con un tocco manieristico che congiunge passato e futuro, Gleijeses Dio padre si sostituisce nel martirio a Gleijeses Dio figlio prima che l'essenza del Nuovo Messaggio ritrovi nel giovane Lorenzo la presenza romanticamente naif dell'inizio col malinconico congedo tra il giovane Dio risorto dal regno dei morti e l'Afrodite dolcemente stupita dell'intensa e dolorosa Marianella Bargilli.

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