Glejieses e Mastelloni: due vecchie volpi da «Delitto perfetto»

Enrico Groppali

Il thriller a teatro vanta ampi consensi nei Paesi anglosassoni e un peso specifico irrilevante in Italia. Dove è inutile chiedersi il come e il perché di questo singolarissimo fenomeno dato il favore di cui gode il cosiddetto giallo nelle sale cinematografiche colme fino all'inverosimile di cultori del mistero ed estimatori dell'horror.
Salutiamo dunque con curiosità ed interesse la proposta di Geppy Glejieses, stavolta regista oltre che interprete, che ci regala con un tocco di understatement britannico la versione originale di quel Delitto perfetto che, nel 1954, ispirò uno dei capolavori di Hitchcock con la sua attrice-feticcio Grace Kelly reduce dai brividi della Finestra sul cortile. Pochi sanno che, a differenza di Finestra sul cortile desunta con molte libertà da un eccezionale noir di Cornell Woolrich, Il delitto perfetto nasce in teatro per opera di un veterano delle scene newyorchesi come Frederick Knott. Il quale si divertì a montare la sua perfetta macchina di spavento nel luogo claustrofobico per eccellenza: la stanza chiusa cara ai rompicapi di Sir Edgar Wallace. In cui, se è facile entrare, è difficilissimo uscire a meno che l'autore non abbia deciso a priori il contrario proiettandoci in un'illusione che altera sensibilmente il nostro rapporto col reale. Un'indicazione, quest'ultima, presa alla lettera dal maestro del brivido durante la lavorazione del suo film da camera quando, per accentuare la teatralità dell'ambientazione, tassativamente impose allo spettatore l'uso di occhiali tridimensionali. I quali, sbalestrando l'abituale ricezione ottica, davano l'impressione che i personaggi si muovessero davanti a noi nello stesso spazio che ne racchiudeva il gesto, il passo e, perché no, le disperate grida di terrore. Ora Glejieses regista ha ottenuto, citando Hitchcock, lo stesso effetto con una scena a castello che non ci nasconde nessun dettaglio della casa del delitto e al tempo stesso, come se fosse collocata sul ciglio di un precipizio, sottolinea i morbosi andirivieni di un colpevole e una vittima impossibilitati a misurarsi fuori da quell'incombente atmosfera. Dove, se un delitto si compie non è quello originariamente previsto come imprevedibile sarà lo scioglimento di questa sinuosa favola nera.


Nella quale, accanto al deus-ex-machina Geppy che gioca e vince al triplo salto mortale, Leopoldo Mastelloni fa faville nel ruolo dello scrittore che dipana le file dell'orribile piano, Raffaele Pisu si ispira a Sherlock Holmes mentre Paolo Serra si muove ambiguo nell'ombra e Marianella Bargigli, l'unico gallo femmina del pollaio, si muove con infida grazia in un assolo di charme.

IL DELITTO PERFETTO - di Frederick Knott e Alfred Hitchcock. Regia e interpretazione di Geppy Glejieses con Raffaele Pisu e Leopoldo Mastelloni. Milano, Teatro Ciak, fino al 22 ottobre.

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