Il Globe Theatre clona Shakespeare

Il Globe Theatre clona Shakespeare

Aridea Fezzi Price

da Londra

È considerato lo spazio teatrale più affascinante del mondo, dove il canone shakespeariano acquista autenticità. Il Shakespeare’s Globe, un edificio circolare in legno senza tetto, ricostruito nel 1994 sulle fondamenta originarie sepolte nel 1664 dagli editti puritani, celebra quest’anno la sua decima stagione di successo grazie alla politica del suo direttore artistico, l’attore Mark Rylance.
Al Globe, esposto a rumori e intemperie, si va in scena solo d’estate. In cartellone quest’anno, fino all’1 ottobre, tre nuovi allestimenti di opere dell’ultimo Shakespeare - The Tempest, The Winter’s Tale, Pericles - e una novità assoluta, Troilus and Cressida in dizione originaria, per chi coltiva il ritorno alle radici del teatro classico. Da mercoledì scorso per sei settimane, sotto la guida di un autorevole linguista, gli attori interpreteranno Troilus and Cressida in una recitazione molto rapida, in un accento misto di scozzese, irlandese, americano e australiano. Secondo lo studioso David Crystal, autore di diversi libri sulla fonetica inglese ai tempi di Shakespeare, i suoni dell’inglese elisabettiano getteranno nuova luce sul dramma, aggiungendo vigore al testo e restituendo lo spirito di molte battute che nella pronuncia moderna si perde.
Costumi d’epoca giacomiana per i tre attori impegnati in una affascinante ma riduttiva lettura junghiana de La Tempesta; con l’appoggio di un coro di tre ballerine in blue jeans e di sei cantanti che illustrano la lotta di Prospero (Mark Rylance, interprete brillante anche di Alonso e Stephano) con i suoi demoni. Prendendo le mosse dallo studio dell’alchimia del Rinascimento di Jung, l’isola di Prospero diventa un paesaggio interiore in cui riconciliare gli opposti della sua psiche incarnati da Ariel e Calibano, liberando il primo e accettando il secondo.
Incantevole e raffinato spettacolo molto applaudito, Il racconto d’inverno si propone invece come una una disamina di costumi, musica e danze in epoca elisabettiana. Più coinvolgente l’allestimento in abiti moderni di Pericle, il dramma del principe di Tiro oppresso da inquietanti ricordi e riscoperto in termini freudiani.
L’intero teatro è preso d’assalto da acrobati e ginnasti che in uno splendido esercizio di teatro fisico illustrano graficamente il lungo viaggio di Pericle, il rullio della nave, le vele battute dal vento nella tempesta e il naufragio, trasformando il torneo di Pentapolis in una moderna olimpiade.

Superbo e toccante Corin Redgrave nel vecchio principe di Tiro, in scena dall’inizio alla fine a misurarsi con il suo doppio da giovane (Robert Lucskay) e rivisitare le esperienze traumatiche per placarne i tormenti. L’allestimento di maggior successo della stagione.

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