Economia

«GM? Se deve fallire, che fallisca»

Henry Paulson, segretario al Tesoro Usa, ha terrorizzato l’America con politiche interventiste. Ora il neopresidente Barack Obama non deve commettere lo stesso errore salvando l’industria automobilistica. Se le ex Big Three di Detroit devono fallire, che falliscano. Quanto all’Italia, deve ridurre le tasse e alzare l’età pensionabile se vuole risolvere i propri problemi strutturali. Edward Prescott, premio Nobel per l’economia 2004, è a Trieste per «Nobels Colloquia», promosso dalla Provincia di Trieste e da Promostudio, e non usa mezzi termini per stroncare i piani di salvataggio posti in essere dall’amministrazione Bush.
Professor Prescott, negli Stati Uniti e in Europa si stanno riaffermando politiche di stampo keynesiano per affrontare la crisi: che cosa ne pensa?
«Sono misure che hanno fallito già in passato. Negli anni ’90 il Giappone ha costruito autostrade solo con l’obiettivo di creare nuovi posti di lavoro, ma così sono stati persi 10 anni di crescita economica. La domanda crea la propria offerta».
Quindi il piano Paulson da 700 miliardi di dollari non servirà a nulla?
«Peggio: deprimerà l’economia. La crescita rallenterà ancora per un anno, prima di scivolare in una vera recessione. Il segretario al Tesoro ha terrorizzato la gente. Fino al terzo trimestre l’economia reale se l’era cavata bene, ma negli ultimi due mesi i continui interventi hanno creato un clima di grande emergenza che ha condizionato consumatori e mercati. Il salvataggio di Fannie Mae e Freddie Mac, per esempio, ha contribuito in buona misura ad amplificare la crisi».
Il recente caso di Citigroup cosa può insegnare?
«Che alcuni gruppi sono diventati troppo grandi per fallire. Questi stessi gruppi sono i primi a saperlo. Qui sta il cuore del problema: io non voglio trovarmi in una situazione in cui non ho scelta e devo per forza aiutare una banca o un’azienda. Ecco perché occorre un sistema che non sia vulnerabile».
Lo stesso discorso vale per Gm o per Ford?
«Sono fallite acciaierie, linee aeree, ferrovie: perché Gm dovrebbe invece essere salvata? Negli Usa abbiamo impianti di industrie automobilistiche tedesche, coreane: se sono in grado di produrre auto migliori, è giusto che si espandano e creino nuovi posti di lavoro».
Il neopresidente Obama ha però promesso aiuti all’auto...
«Obama è un buon politico, magari farà marcia indietro. Non sono il solo economista a essere contrario a questa politica di aiuti».
È vero che ha rifiutato di entrare a far parte del prossimo team economico della Casa Bianca?
«No, non è vero. In realtà c’era stato qualche contatto con il senatore McCain».
Qualche critica si è già levata per la scelta di Timothy Geithner, governatore della Fed di New York, a ministro del Tesoro.
«Questo legame tra Washington e New York, fondamentale nella gestione della vicenda Citigroup, mi preoccupa».
Alan Greenspan era considerato un oracolo fino a non molto tempo fa, mentre ora è ritenuto tra i responsabili della crisi. È d’accordo?
«Greenspan è stato un maestro della politica, ha protetto l’indipendenza della Federal reserve e ha stroncato l’inflazione negli anni ’90. In ogni caso, la Fed ha poca influenza sull’attività economica».
Come giudica l’operato della Bce?
«Ammiro Trichet: agisce sulla base di ciò che deve essere fatto».


Professore, l’Italia è in recessione: come può uscirne?
«Con un aumento della produttività, alzando l’età pensionabile e riducendo le aliquote fiscali del 20 per cento».

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