Gm: «Se falliremo sarà come Chrysler»

«Il piano industriale per Opel è pronto, e lo presenteremo il 20 maggio prossimo». Sergio Marchionne sceglie la Fiera del libro, nella simbolica cornice del Lingotto, per rassicurare le «tute blu» che quel piano preoccupa, e che proprio oggi, arrivati da tutta l’Italia, manifesteranno a Torino per chiedere garanzie sul loro futuro: «Posso dire di stare tranquilli, che l’impegno l’abbiamo preso seriamente. Faremo del nostro meglio per cercare di evitare i danni che potenzialmente possono essere associati con questo mercato». E conferma l’impegno a incontrare governo e sindacati, già anticipato in una lettera al ministro Scajola: «Andrò a Roma per affrontare il problema, è sicuro. Ho risposto al ministro, stiamo cercando di sintonizzare i calendari. Una volta che avremo le idee chiare su come procedere con Opel, sono disponibile a portare avanti il discorso con i sindacati».
Nelle stesse ore, Fim, Fiom, Uilm e Fismic sono infatti tornati a chiedere l’immediata convocazione di «un tavolo presso il governo con la presenza delle organizzazioni sindacali, della conferenza delle Regioni e del gruppo Fiat allo scopo di discutere le azioni da mettere in campo». Per i sindacati, «è prioritario definire un piano industriale del gruppo Fiat per i prossimi anni che preveda il consolidamento e la piena operatività di tutti gli insediamenti italiani».
L’ad della Fiat però non entra in particolari: non vuole neppure dire dove sarà la sede della nuova società, se l’operazione andrà in porto. «La cosa grande di questa azienda è che è in grado di gestire realtà multietniche e multinazionali. Faremo quanto è necessario». Spiega che «il problema va affrontato a livello europeo» e ribadisce che «l’impegno è cercare di fare il meglio per i dipendenti, sapendo però che non si possono cambiare le condizioni di mercato. Una cosa posso dire, che faremo il massimo per sfruttarle in modo da garantire il maggior numero di posti di lavoro in Italia». Non parla di stabilimenti da chiudere, ma le paure restano, soprattutto sul futuro di Termini Imerese e di Pomigliano.
Ma Marchionne rassicura: dalle mosse sullo scacchiere internazionale «uscirà una Fiat molto più forte. È una bella impresa, speriamo di farcela. Noi ci stiamo ammazzando per provarci». Un passo importante è stata l’operazione Chrysler: «Se non ci fosse stato Obama e la sua idea di intervento statale per salvare l’industria dell’auto - spiega - non ci sarebbe stata. Non abbiamo salvato la Chrysler, è stata una grande opportunità per tutti. Abbiamo saputo sfruttare anche la crisi».
Ora quella vicina è la scadenza tedesca, quel 20 maggio entro cui la Fiat e il produttore austro-canadese Magna, alleato alla casa automobilistica russa Gaz e alla banca russa Sberbank, devono presentare i loro piani al ministro dell’Economia, Karl-Theodor zu Guttenberg.

Il ministro non esclude che per la Opel possa scattare la procedura d’insolvenza se i piani che verranno presentati dai «pretendenti» - che hanno avuto accesso ai libri contabili della casa tedesca, insieme alla società di private equity Rhj - non saranno soddisfacenti.

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