Gonzalez: «Ho perso un braccio ma ho trovato una seconda vita»

«Il mio futuro è nel calcio e a Vicenza». I medici preparano una protesi: «Presto potrà afferrare un oggetto».

Dimitri Canello

da Vicenza

Ricominciare a vivere. Con un braccio amputato, ma con la speranza concreta di poter tornare a essere presto un calciatore. Julio Gonzalez, per la prima volta dopo il tragico incidente che il 22 dicembre scorso lo vide coinvolto sull'A4 Serenissima assieme al compagno di squadra nel Vicenza Riben Grighini, torna a parlare. Lo fa di fronte a una platea emozionata, che lo ascolta quasi incantata, non osando intervenire per chiedere, curiosare nel dolore. Una simile forza d'animo, infatti, non si trova tutti i giorni. «L'obiettivo - spiega il professor Franco Mazzoleni - è quello di permettere a Gonzalez di recuperare parzialmente l'uso del braccio destro grazie alla protesi più avanzata in circolazione sul mercato. Nello spazio di qualche mese, se tutto andrà bene, riuscirà a sorreggere un bicchiere, ad allacciarsi le scarpe, ad afferrare un oggetto. Ci vorranno pazienza e disponibilità, ma Julio ha già dimostrato di essere un grande in queste settimane». È la prima buona notizia. Tocca a Julio, adesso. Tira un sospiro, guarda la platea: «Se sono qui di fronte a voi devo ringraziare Dio e tutte le persone che mi sono state accanto in queste settimane. Il professor Mazzoleni, tutti i medici e i collaboratori che mi hanno seguito, gli infermieri, la società del Vicenza calcio, i compagni di squadra, mio padre, la mia famiglia e mia moglie. In questi momenti ti accorgi che il mondo non è sempre fatto di persone cattive. Ci sono tanti uomini e donne buone, che vivono per aiutare gli altri e che si fanno in quattro per te. Poi ho ricevuto tante lettere, di gente che ha passato i miei stessi guai e che ce l'ha fatta, di gente che mi diceva di non mollare e di continuare a lottare».
Tutti ascoltano ammirati in silenzio e Gonzalez poco dopo dice una cosa che lascia il segno: «Mi sono sentito colpevole nei confronti dei miei compagni di squadra e arrabbiato con me stesso, perché a causa dell'incidente non ho potuto dar loro una mano. Le partite mi mancano e mi mancheranno tantissimo, ma Dio mi ha dato una seconda possibilità. Adesso non so ancora che cosa farò. Se comincerò la carriera di allenatore, se potrò tornare a giocare, se ruberò il posto a Sergio Gasparin come direttore generale del Vicenza... ». Risata generale. Un attimo di pausa, poi Gonzalez prosegue: «Questa situazione mi ha insegnato tantissimo e ho capito che nella vita ci sono cose fondamentali che, sbagliando, noi tutti tendiamo a trascurare. Magari i miei compagni, vedendo quello che mi è accaduto, si arrabbieranno meno quando l'allenatore li sostituirà o quando un arbitro darà un rigore contro che non c'era. Il futuro? Sicuramente non tornerò in Paraguay. Resterò in Italia e voglio riprendere a studiare legge assieme a mia moglie Maria Lourdes. Il momento peggiore? Quando ho avuto la certezza che avrei perso il braccio. Lì è stata dura, anche se ero preparato».


Parlare di calcio, di sport dinanzi a un giovanotto così provato sembra impossibile, eppure Gonzalez ci riesce con una forza da ammirare: «Spero di poter vedere i mondiali dal vivo in Germania, anche se in quel periodo non sarà facile perché sarò impegnato con il ritiro del Vicenza... ».

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